(Teleborsa) -
Gli italiani sono storicamente considerati un popolo di risparmiatori,
capacità che si conferma anche nel 2025 con una crescita marginale del 52%, seppur non accompagnata da una chiara e regolare pianificazione del risparmio. Il
66% del campione dichiara di risparmiare per eventuali emergenze e per una
maggiore tranquillità finanziaria. L
a previdenza complementare, tuttavia, non risponde a tale esigenza per l’82% degli intervistati, e solo l’1% del segmento a bassa alfabetizzazione finanziaria — probabilmente più fragile — la considera a questo scopo. Per il futuro, il
56% del campione conta sul sistema pensionistico pubblico o su eredità e lasciti familiari, in una sorta di “eteronomia economica” basata su una pericolosa delega del proprio destino finanziario: in occasione del mese dedicato all’educazione finanziaria
, Pictet Asset Management presenta la
quinta edizione dell’Osservatorio Edufin dedicato all’analisi dello stato dell’arte dell’alfabetizzazione finanziaria in Italia, quest’ anno dal titolo
“Il futuro non attende”, proprio per rimarcare il senso di urgenza del cambiamento e la crescente importanza di una corretta educazione al
risparmio e all’investimento per sostenere la realizzazione dei propri progetti di vita.La ricerca è stata realizzata da
Pictet AM sotto la Direzione di Nicola Ronchetti, Fondatore e CEO di FINER Finance Explorer, Istituto di ricerca specializzato in ambito finanziario.
Daniele Cammilli, Head of Marketing di Pictet Asset Management dichiara:
“Stiamo vivendo un periodo carico di sfide ed incognite che ci impone una convivenza con mercati finanziari più volatili e complessi. Il caro vita, insieme a inflazione e tassi più alti, incide sulla regolarità del risparmio, accentuando quella che possiamo definire “ansia finanziaria”, ovvero la difficoltà di far fronte a spese fisse o straordinarie. Sul fronte degli investimenti, queste preoccupazioni alimentano il focus sul breve termine, spingendo gli italiani a privilegiare strumenti più sicuri, aumentando la liquidità sui conti correnti e la preferenza per i titoli di Stato. La sensazione di sicurezza è soltanto apparente e nasconde in realtà il cosiddetto “loss aversion bias”, che sembra impedire ai risparmiatori italiani di considerare in modoequilibrato l’assunzione del rischio per i propri investimenti. Queste scelte spesso non contribuiscono a costruire serenità economica di lungo periodo; per quella è essenziale una corretta pianificazione finanziaria che includa nella costruzione di portafoglio anche strumenti azionari, cruciali per l’aumento della ricchezza nel lungo termine. Non è un caso che l’Italia mostri un evidente ritardo nella partecipazione ai mercati azionari rispetto ad altri Paesi dell’Unione, soprattutto nordeuropei, in cui un’allocazione più equilibrata e più rischiosa ha permesso di preservare la ricchezza reale nell’ultimo decennio. Nella ricerca di quest’anno emerge chiaramente che, nonostante i progressi nell’interesse e nella volontà di ampliare le proprie conoscenze, la strada da fare è ancora lunga. Occorre non solo orientare l’attenzione verso contenuti adatti alle diverse generazioni, ma anche guidare i risparmiatori ad una corretta educazione agli investimenti. A questo scopo, la recente raccomandazione della Commissione Europea impone una riflessione sulle best practice di altri Paesi dell’UE e sulle migliori modalità di collaborazione tra istituzioni pubbliche e soggetti privati. Come asset manager e operatori del sistema finanziario dobbiamo contribuire quanto più possibile nell’educare al futuro gli investitori di oggi e di domani, estendendo i servizi tipici della consulenza finanziaria, tramite un’offerta di contenuti innovativi e la promozione di una corretta pianificazione di lungo termine, consapevoli dell’importanza economica e sociale di un’educazione finanziaria di qualità, sempre più accessibile ed inclusiva.”Nicola Ronchetti, Fondatore e CEO di FINER Finance Explorer aggiunge:
“Siamo giunti al quinto anno dall’avvio di questo progetto di ricerca dedicato all’educazione finanziaria in Italia, promosso insieme a Pictet AM, che ci ha permesso di monitorare le evoluzioni nell’approccio degli italiani alla materia finanziaria, al risparmio e agli investimenti. Per quanto il lasso di tempo considerato dall’Osservatorio sia abbastanza ridotto, abbiamo assistito ad anni particolarmente complessi sul piano economico ma, al contempo, anche ricchi di innovazioni. Un connubio che ha fortemente impattato il sentiment e l’approccio di investitori e non nei confronti della finanza. Risparmio e investimento sono ormai temi imprescindibili e che interessano a tutti, inclusi i più giovani. Questa maggiore consapevolezza collettiva e bisogno di ampliare le conoscenze economico-finanziarie ha portato all’inserimento della stessa educazione finanziaria nelle scuole a partire dallo scorso anno; sono infatti i docenti, insieme con le Istituzioni, coloro a cui - secondo la maggior parte degli italiani - spetta il compito di educare e sensibilizzare sempre di più e meglio le giovani generazioni.”La finanza interessa a tutti, ma trovare contenuti adeguati resta un problema - L’aumentata complessità e volatilità dei mercati finanziari, congiuntamente alle protratte incertezze geopolitiche, hanno determinato una crescita costante dell’interesse verso le tematiche finanziarie da parte di investitori e risparmiatori in Italia, portando la quasi totalità del campione (91%) a dichiararsi oggi molto o abbastanza interessato, rispetto al 76% del 2021 In particolare, la generazione X (gli over 60) si dichiara interessata nel 98% dei casi, mentre oltre la metà della generazione Z (57%) sente il bisogno di accrescere la propria preparazione sui temi economico-finanziari. Questo maggiore interesse emerge anche dal tempo dedicato all’informazione finanziaria: il 41% del campione si aggiorna quotidianamente o settimanalmente, contro il 33% del 2022.
Per quasi la metà del campione (48%), trasversalmente a tutte le generazioni, l’obiettivo principale nell’intraprendere un buon programma di alfabetizzazione finanziaria è quello di sostenere i propri progetti di vita, ritenendo l’educazione finanziaria uno strumento fondamentale per la realizzazione degli stessi nel lungo termine. Tuttavia, nonostante la crescente volontà di approfondire i temi economici e finanziari, tra i risparmiatori italiani persiste una certa “confusione” nel navigare i troppi contenuti disponibili e nel riconoscere fonti e referenti affidabili. Un disorientamento comune a tutte le generazioni, che non accenna a ridursi. Negli ultimi 4 anni, infatti, la percentuale di quanti dichiarano di non trovare contenuti o referenti adeguati è salita, dal 22% al 43%, superando la difficoltà stessa della materia,
percepita quale ostacolo principale fino al 2021
Questo gap tra maggiore consapevolezza delle proprie lacune e difficoltà nel colmarle impone di analizzare a fondo i molteplici canali e strumenti disponibili oggi, per comprendere i motivi per cui l’offerta di contenuti non sembra rispondere ai bisogni del pubblico.
Tra gli strumenti per informarsi, i social sono oggi il canale principale per tutte le generazioni. Il loro utilizzo è cresciuto del 15% dal 2021 mantenendo il primo posto tra i canali preferiti (indicati dal 42% del campione), seguiti dagli eventi digitali (scelti dal 21%). Prosegue invece il declino dei canali “analogici”: stampa, tv ed eventi fisici - scelti dal 41% del campione nel 2021 – oggi sono indicati da solo il 20%. Emerge quindi, come trend sostenuto e in crescita per la totalità del campione, la distanza tra l’interazione offline e online, con due intervistati su tre che desiderano apprendere secondo i formati più in voga sui social network: i video brevi.
I social network, proprio grazie ad una comunicazione veloce, visiva e d’impatto – sebbene poco approfondita – giocano un ruolo sempre più centrale tra gli strumenti di informazione prescelti (da investitori e non), a prescindere dalla generazione e dal patrimonio: WhatsApp resta il preferito tra Boomer (1940-1964) e GenX (1965-1980), mentre tra i più giovani svetta Instagram, usato da Millenial (1981-1996) e GenZ (1997-2010). Se guardiamo poi alla sola informazione economico-finanziaria, Instagram è in assoluto il favorito a scapito di Whatsapp, Facebook e LinkedIn
(Foto: Photo by Mathieu Stern on Unsplash)