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Tra cavallo e capitalismo

Storie come quella di Telecom dicono tutto.

La prima geniale idea del nuovo management, appena preso possesso della situazione, è la fusione di Telecom Italia con Olivetti.
Il nome della creatura dell’ing. Adriano scompare dal proscenio finanziario italiano, cancellando le tracce vergognose dell’operazione precedente e Telecom Italia si mette sulle tracce di TIM, la gallina dalle uovo d’oro del gruppo, che dispone di un’ingente liquidità generata per cassa nell’esercizio della Telefonia Mobile.

Detto e fatto. Nel marzo del 2005 Telecom Italia lancia un’OPA su TIM con soldi chiesti in prestito ad una cordata di banche, squilibrandone di fatto l’indebitamento che arriva a 44 miliardi di euro, dai 29 dell’esercizio 2004.
Come legarsi una pietra al collo e buttarsi in mare. Telecom Italia, malgrado una coraggiosa attività di riorganizzazione e dismissioni non si solleverà più. E’ morta. Ma ha ancora un mercato, in Europa e in Sud America. Per cui non stupiscono gli intrecci di affari tra banche, finanziarie di ogni genere e amministratori, alla ricerca di una soluzione condita da interessi personali.

Olimpia, sotto pressione, alla fine cede la sua quota di controllo ad un comitato di banche italiane e a Telefonica, azienda spagnola del settore, che confluisce in Telco, nuova holding predisposta allo scopo.
Il famoso, velenoso, pesante, ma sistematicamente violentato e cannibalizzato 22% di Telecom passa nuovamente di mano.
Il resto è storia di questi giorni, Telefonica liquida le quote Telco ai soci italiani, controllando così, con un misero 22%, il fiore all’occhiello, oramai appassito, della telefonia italiana.

A volte capita che ci siano storie, fatti e personaggi, che dicono già tutto quello che c’è da dire intorno ad una situazione, a un periodo storico, a un paese. Ecco, Telecom Italia è proprio uno di questi.
Una storia esemplare che ha descritto in anticipo il nostro capitalismo e quella dei nostri capitalisti senza capitale, cavalieri senza cavallo.

Una lettura a ritroso della storia di Telecom Italia, rintracciando le notizie e leggendo i giornali dell’epoca, rende più evidenti i segnali di agonia del capitalismo italiano e del suo aggirarsi indefinitamente in una palude senza senso e senza prospettive.
Se nessuno, o in pochi, l’hanno capito, è perché non hanno fatto lo sforzo di guardare da vicino o perché si sono turati il naso o, peggio, ci hanno guadagnato.

Tutti bravi, tutti furbi. Politici, imprenditori banditi, speculatori impuniti, capitalisti senza capitale, specie di fantasmi sul mercato planetario. Andrebbero tutti condannati per omicidio.

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