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Il Credito, come va? Un disastro!

Il completo fallimento delle politiche europee

Vi hanno detto che la colpa della nuova recessione italiana, la terza in dieci anni, in cui siamo entrati per via del calo del prodotto anche nel quarto trimestre del 2018, è tutta del governo giallo-verde, e delle sue acrobazie sul bilancio, con la quota 110 sulle pensioni ed il reddito di cittadinanza.

Forse c'è dell'altro, che non va di moda raccontare...

Se ancora alla fine del 2018 in Italia non siamo tornati al livello della produzione reale del 2007, visto che il PIL di allora fu di 1.669 miliardi di euro, mentre quello dell'anno scorso non è arrivato neppure ai 1.613 miliardi che erano stati previsti, bisogna raccontare tutte le follie di questi anni.

Le politiche europee per uscire dalla crisi sono un fallimento totale, clamoroso e doloroso.

La lezione che ci viene impartita da Bruxelles e Francoforte, sinonimi con cui ci riferiamo alla Commissione europea ed alla BCE, è chiara. Sempre la stessa, da anni.

L'economia non può, né deve, crescere aumentando la spesa pubblica e le tasse, e men che meno può essere il deficit di bilancio a fare da volano.

I debiti pubblici vanno ridotti ed i bilanci portati al pareggio strutturale. Il Fiscal Compact ha tolto di mezzo anche il limite al deficit, che a partire dal Trattato di Maastricht era stato fissato al 3% del PIL.

Nessuna politica keynesiana è ammessa, dunque, in quanto la dinamica dell'economia deve puntare sulla migliore qualità e quantità dell'offerta di beni e servizi. Una maggiore domanda, sostenuta da un aumento della massa salariale non fa altro che diminuire il tasso di profitto, inducendo le imprese a delocalizzare. Bisogna ridurre i salari per essere più competitivi.
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