Facebook Pixel
Milano 15-apr
33.954,28 0,00%
Nasdaq 15-apr
17.706,83 -1,65%
Dow Jones 15-apr
37.735,11 -0,65%
Londra 15-apr
7.965,53 0,00%
Francoforte 15-apr
18.026,58 0,00%

Bloomberg sfida Trump

Tycoon contro Tycoon: due diverse strategie di dominio


"Keep America Great" è lo slogan di Trump per la prossima campagna delle primarie, che sottintende il successo della sua azione, per aver mantenuto le tante promesse fatte cinque anni fa, quando incitava a "Make America Great Again". Dal punto di vista degli indicatori economici interni: occupazione, redditi, inflazione, tassi di interesse ed andamento dei corsi di Wall Street, tutto sembra dargli ragione. Ma da ora alle elezioni di settembre, ci sono ancora tanti mesi: il 2020 sarà un anno tutto da giocare, anche se la Fed ha tirato su il piede dal freno. Se l'economia si piantasse all'improvviso, o se ci fosse una caduta delle Borse, la rielezione si farebbe assai problematica.

Sul versante estero, per Trump non ci sono ancora grandi successi: nonostante i dazi, il deficit commerciale non si contrae, perché la crescita interna continua ad alimentare l'import mentre il rallentamento dell'economia europea frena l'export americano. Sul versante dei colloqui con la Cina, si passa da un annuncio all'altro e da un rinvio all'altro. Difficile che ci sia un colpo di scena adesso: tutto si giocherà nel prossimo mandato, con la Cina che probabilmente spera di avere un altro interlocutore alla casa Bianca e Trump che spera di avere altri quattro anni per affondare finalmente sull'acceleratore della guerra commerciale. Sotto il versante geopolitico, la visione di Trump è nota: l'America spende inutilmente da decenni migliaia di miliardi di dollari in guerre inutili. Mentre i cittadini americani pagano per assicurare il controllo dei tanti focolai di crisi, tutti gli altri Paesi, soprattutto gli alleati, non solo non partecipano alle spese militari ma continuano a macinare utili commerciali vendendo agli Usa ed in giro per il mondo, facendo pure la corte alla Cina. Un atteggiamento intollerabile.

Bloomberg farebbe macchina indietro su tutto: l'America deve essere globale, e le sue truppe, la sua finanza e le sue multinazionali devono presidiare il globo con attente alchimie per bilanciarne gli interessi. La Cina è solo un termitaio, che va conquistato da dentro. La strategia è quella solita: continuare a perseguire la longevità del potere seguendo l'esempio dell'Impero Ottomano, laddove Costantinopoli gestiva con pazienza popoli diversi e territori lontani, tribù riottose ed alleati infedeli mettendo in continuazione gli uni contro gli altri, in un conflitto perenne ed inutile. Un mondo solo all'apparenza multipolare, dove tutti continuano a portano le proprie ricchezze in gestione a Wall Street, che è il cuore vero dell'Impero. Il resto dell'America non conta. La politica americana attuale, che punta allo scontro con la Cina ed a riportare la manifattura e la produzione industriale negli Usa è dunque una "minaccia esistenziale" rispetto a questa strategia che privilegia la New Economy ed un assetto di potere focalizzato sulla finanza.

Trump ha probabilmente una idea completamente opposta: reindustrializzare l'America, costruire un nuovo blocco attorno agli Usa per confrontarsi con la Cina, bloccandone l'espansione lungo la Via della Seta. L'Unione europea non serve più, non serve un blocco politico contro una Russia che non è più l'antagonista strategico.

Alle prossime primarie americane si decide del futuro del mondo.

Tycoon contro Tycoon: due diverse strategie di dominio.

Bloomberg sfida Trump.
Condividi
"
Altri Editoriali
```