Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri, ne ha preso atto: "L'Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell'Unione Europea. Si attendono quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l'azione".
Non è un auspicio, seppure tardivo, ma una presa d'atto: la solidarietà europea non esiste più.
Le parole di Mattarella segnano la fine di quello che per tanti politici è stato un sogno, quello di creare progressivamente una Unione politica europea, ma che per l'Italia è da decenni solo un incubo.
Tutta
la costruzione europea è in pezzi.
Non si riesce a varare il piano finanziario pluriennale, compensando ovvero integrando le risorse della Gran Bretagna, ormai fuori dall'Unione.
Servono una decina di miliardi di euro l'anno, che non si trovano: nessun Paese vuole rinunciare a qualche quota di programma in suo favore, né è disponibile ad aumentare la propria partecipazione alle risorse comunitarie devolvendo una maggiore quota di IVA. Di
imporre nuove tasse, non è aria.
Sulla
gestione dei migranti, non si parla neppure di rivedere l'Accordo di Dublino per procedere ad una redistribuzione. I Paesi di primo ingresso, e soprattutto l'Italia, sono rimasti soli ad affrontare questo problema.
Sulla questione dello
sforamento del deficit da parte dell'Italia, per contrastare gli effetti della crisi economica e sanitaria determinata dall'epidemia di coronavirus, la risposta di Bruxelles è stata pilatesca: fate pure, ma deve trattarsi di scostamenti congiunturali.
Aumentare il deficit, con una economia che tracolla, significa peggiorare il rapporto debito/PIL: ed i mercati finanziari sono già pronti ad addentarci al collo, come sta dimostrando l'andamento dello
spread da qualche giorno a questa parte.
Non basta avere un governo filoeuropeo, non basta avere un Ministro del tesoro che è stato seduto per anni sugli scranni del Parlamento europeo, non basta avere un Italiano come Commissario agli Affari Economici.
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