Passato agosto, alla vera riapertura, prevale l'
incertezza sociale ed economica che il governo non sa come affrontare: si trova prigioniero della post-emergenza, incapace di assicurare la "nuova normalità" che vorrebbe instaurare. Per mantenere la centralità decisionale, di tornare al passato non se ne parla: ci sono i soldi da gestire, i favori da concedere, i privilegi da togliere. Il potere è questo.
Di fronte alla realtà, quella vera, alle
imprese che non riaprono ed a quelle che contano di chiudere, ed alla nuova frattura sociale tra coloro che si sentono ancora protetti e coloro che si ritrovano già abbandonati, la narrazione politico-sanitaria è in crisi.
Si gioca con le previsioni, con una ridicola altalena tra i minori ribassi ed i maggiori rialzi rispetto alle attese, e le poche note di stima sull'andamento del mese di agosto: se si salvano le spese alimentari, per il resto è buio pesto.
I danni creati al tessuto economico e sociale dal
lockdown sono stati enormi e
le misure d'emergenza stanno scadendo, dalla Cassa Integrazione Guadagni al divieto dei licenziamenti. La nuova normalità rischia di essere devastante: un inferno sociale più che un limbo infinito, tra la
moda dello smart working e le parole d'ordine sulla nuova digitalizzazione della Società.
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