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Con il No-Oil, è tutto da rifare

Dopo il carbone, il petrolio ed Internet, è la quarta Rivoluzione industriale


Deve essere chiaro un punto: gli Usa non si candidano affatto a divenire il nuovo e più grande produttore automobilistico del mondo. Si accingono ad erigere barriere nuove, tecniche e fiscali, alla importazione di veicoli a propulsione tradizionale. Creano una competizione che abbatte i vantaggi precedenti, imponendo investimenti colossali ai concorrenti: li sfianca, si allontana sfidandoli su un nuovo terreno invece di affrontarli sul loro, come fecero i Curiazi nella sfida con gli Orazi.
Anche il tema delle batterie elettriche che devono alimentare le auto, e soprattutto il dibattito sui materiali assai scarsi in natura che sono necessari per produrle, è un terreno di scontro solo temporaneo: in prospettiva, c'è la tecnologia delle celle a combustibile alimentate ad idrogeno. E non è un caso che il vero scontro è sulla filiera della produzione di idrogeno verde, che esclude completamente l'uso di combustibili fossili.

L'idrogeno verde verrebbe ottenuto mediante l'elettrolisi dell'acqua, usando l'energia elettrica ottenuta da fonte solare: è una soluzione ingegnosa per "accumulare" in modo stabile l'energia elettrica solare che altrimenti rischia di essere dispersa. L'idrogeno verde è una sorta di "batteria ecologica" in cui si conserverebbe stabilmente l'energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili, in vista di un suo utilizzo successivo con le celle a combustibile che a loro volta lo "ri-trasformano" in energia elettrica.

In questo modo, si supererebbe il gravissimo problema derivante dalla incertezza nel tempo e della accumulazione della energia elettrica da fonte solare: basta una nuvola, e tutto si ferma.
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