La
crisi politica in Ucraina nel 2014, dopo le rivolte di piazza Maidan a Kiev che portarono alla caduta del governo filorusso, al conflitto militare nel Donbass ed alla
riunificazione della Crimea con la Russia, ha determinato una tensione internazionale crescente, con gli Usa e poi l'Unione europea che hanno elevato sanzioni contro Mosca per aver compiuto una gravissima violazione del diritto internazionale.
Le
sanzioni americane nei confronti della Russia sono andate a colpire le aziende, senza distinzione per la loro nazionalità, che
anche indirettamente sono coinvolte nella realizzazione del North Stream 2, un gasdotto che ormai è quasi concluso, visto che mancano solo pochi chilometri per il completamento della posa dei tubi sottomarini.
Inutile dire che il formato G8 è ormai morto e sepolto. La Russia, soprattutto con la Amministrazione Biden, è tornata ad essere nel mirino: di certo, non consentirà nessun successo politico al Presidente Vladimir Putin.
Chissà quali calcoli si fanno a Berlino:
- se magari teme di aver osato troppo, sfidando le contrarietà statunitensi nei confronti del North Stream 2, o forse pensa che l'America sia diventata ormai troppo debole per una prova di forza diretta, e che quindi non le metterà mai sanzioni dirette;
- se pensa davvero di potersi fare scudo con l'Unione europea e di poter contare sul progetto di Esercito europeo, che solo in quanto tale parteciperà alla NATO, e magari si è convinta che questa è l'ultima occasione per dimostrare che l'Europa è finalmente indipendente dalla tutela americana.
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