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The Big Green Game

Il Vincolo Ambientale Globale riapre la competizione economica e geopolitica


Aziende appena costituite nel settore dell'auto elettrica, come Tesla negli Usa, hanno raggiunto valori borsistici sbalorditivi, con utili ancora basati prevalentemente sul commercio delle quote risparmiate di CO2 e cedute ad altri produttori che non rispettano i limiti loro imposti.

C'è dunque bisogno di un nuovo paradigma anche in campo finanziario: fare trading solo sugli asset esistenti e sui futures delle materie prime o fare profitti con i contratti derivati non basta più.La immensa liquidità immessa dalla Banche centrali in questi anni ha bisogno di essere investita nell'economia green che darà luogo ad un nuovo segmento del mercato finanziario, con le aste ed il trading delle quote di CO2, il commercio dei certificati verdi e via di seguito.

Serve un Vincolo Ambientale Globale che imponga a tutti una nuova competizione sul piano sia economico che finanziario.

E' a questo punto che si apre il conflitto geopolitico che sottende differenze finanziarie rilevantissime: la Cina, protagonista di una industrializzazione recentissima, ha un apparato produttivo che ha appena iniziato il processo di ammortamento tecnico e finanziario degli impianti. Le sue centrali elettriche, alimentate prevalentemente a carbone, hanno appena qualche anno di esercizio mentre quelle americane ed europee sono state costruite decine di anni fa: hanno già remunerato ampiamente e rimborsato il capitale preso a prestito per costruirle. Quelle a carbone sono state generalmente dismesse, rimpiazzandole con quelle meno inquinanti a gas.

Un unico Vincolo Ambientale Globale, che abbia il medesimo orizzonte temporale, il 2050, per arrivare alla parità di CO2, conferirebbe all'Occidente un immenso vantaggio competitivo rispetto alla Cina per via dei minori costi finanziari sottesi dalla riconversione.
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