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Internet e PIL, il paradosso della gratuità

Contenuti e servizi gratuiti non entrano nel PIL

E' un paradosso del capitalismo: Internet ha realizzato la più grande socializzazione globale della proprietà privata, rendendo gratuitamente disponibile a tutti praticamente ogni contenuto intellettuale che prima era "segregato", essendo fornito solo dietro pagamento: informazioni giornalistiche, film, canzoni, libri, statistiche, mappe geografiche, enciclopedie, traduttori istantanei.

Internet è la più grande biblioteca mai pensata al mondo: nessuno mai prima d'ora ha avuto questo incomparabile privilegio, di avere quasi tutto la scibile a portata di mano e gratuitamente. Una volta che un qualsiasi contenuto è stato messo in Rete, su un sito aperto, diviene patrimonio comune dell'Umanità.


Ci sono poi i servizi di telecomunicazioni: con un abbonamento mensile a costo modico, a forfait, si ha accesso praticamente illimitato a telefonate, SMS, e ad internet. Di qui la possibilità di inviare gratuitamente e-mail, posta certificata, fare pagamenti su piattaforme globali anche queste gratuite, accedere ai siti di e-commerce.

Al contrario di quanto avviene normalmente, con uno scambio contemporaneo di merci e servizi in un senso e di denaro nell'altro, nella rete non c'è un corrispondente movimento. All'inizio, si immaginava di poter tariffare tutto, visto che ogni informazione ed ogni servizio sarebbero stati a pagamento, facendo transitare obbligatoriamente "l'abbonato ad Internet" attraverso il "portale" dell'ISP (Internet Service Provider): lì ci sarebbe stato il menu di accesso ai diversi siti, con il controllo dei tempi e dei contenuti e la conseguente tariffazione.
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