(Teleborsa) -
Giornata nera per le principali Borse asiatiche, zavorrate dalle
misure di deprezzamento dello yuan messe a segno inaspettatamente dalla Banca Centrale Cinese.
Stamane
la People's Bank of China ha nuovamente svalutato la divisa domestica, questa volta dell'1,6%, dopo il
taglio di quasi due punti percentuali operato ieri.
Questa mossa che, secondo molti economisti, potrebbe innescare una guerra sul mercato dei cambi, ha scatenato le
vendite anche su molte altre divise asiatiche (soprattutto quelle delle economia "emergenti") e
impattato negativamente sul comparto commodities, con il petrolio in forte ribasso.
Sell-off anche sugli asset considerati più rischiosi perché le misure adottate di Pechino confermano che il Governo cinese è preoccupato per il raffreddamento della seconda economia al mondo.
A
Tokyo l'indice Nikkei ha chiuso con un tonfo dell'1,45% a 20.420 punti, mentre il più ampio Topix ha lasciato sul parterre l'1,30% a 1.665 punti.
Tra gli altri
mercati già chiusi, ancora vendite su Seul -0,69% e Taiwan -1,21%.
Tutti segni meno anche tra le
piazze che chiuderanno più tardi le rispettive sedute.
L'unico mercato a limitare le perdite è Shanghai, che viaggia poco sotto la parità (-0,19%).
A picco Hong Kong -1,98%, male Bangkok -1%, Jakarta -2,66%, Kuala Lumpur -1,42% e Singapore -2,59%. Quest'ultima sta mettendo a segno la maggior caduta da 2011.