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Pensioni e Scuola, contratto M5S-Lega apre a quota 100 e 41 anni di servizio

Economia, Welfare
Pensioni e Scuola, contratto M5S-Lega apre a quota 100 e 41 anni di servizio
(Teleborsa) - Il contratto di governo M5S-Lega apre a quota 100 e 41 anni di servizio, ma per il sindacato Anief non basta: docenti e Ata svolgono lavori usuranti.



La novità è inserita a pagina 26 del contratto di Governo che Movimento 5 Stelle e Lega Nord stanno sottoscrivendo in via definitiva e che a breve verrà sottoposto al parere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la nuova soglia, inserita nel capitolo “Pensioni, stop alla Legge Fornero”, potrebbe contenere delle differenziazioni o delle riduzioni di assegno per l’uscita anticipata.

Il giovane sindacato della scuola, ricorda che dal prossimo 1° gennaio l’Italia diventerà di gran lunga il Paese più severo di tutti in fatto di pensioni: una circostanza confermata dalla Circolare Inps n. 62 del 4 aprile scorso.

Oggi in Europa, in media, un insegnante lascia la cattedra a 63 anni. In Francia ancora prima, perché si consente ai docenti di andare in pensione a 60 anni, al massimo a 62. Altri, come la Germania, che con circa 25 anni di insegnamento permettono di lasciare il lavoro. Come se non bastasse - continua l'Anief - va ricordato che ammesso che si riesca ad anticipare l’accesso al pensionamento, questi docenti percepiranno in media un assegno pensionistico ridotto, rispetto al 2011, fino all’8%. L’unica vera ancora di salvataggio introdotta dagli ultimi due governi è stata l’Ape Social, l’anticipo pensionistico, fino a circa tre anni e mezzo, finanziato con un prestito pagato direttamente dallo Stato. "Peccato che sia rimasto relegato ad una quindicina di professioni, inglobando, nel settore più esposto al rischio burnout, solo i maestri della scuola materna".

"Chiediamo - afferma Marcello Pacifico presidente nazionale Anief - di includere l’operato di docenti e personale Ata tra i lavori usuranti: studi di lunga portata, come il Getsemani Burnout e patologia psichiatrica negli insegnanti, hanno confermato che per i lavoratori della scuola il burnout presenta percentuali molto più alte che in altre professionalità, con un’alta incidenza di malattie psichiatriche ed oncologiche -. Non possiamo pensare che - aggiunge il sindacalista - per salvare centinaia di migliaia di cittadini che operano da decenni per lo Stato, non si riescano a trovare dei fondi che invece si reperiscono magicamente per salvare aziende o banche: il Governo che si sta allestendo deve sapere che il “lavoro educativo” è un “ambito professionale particolarmente esposto a condizioni stressogene”, soprattutto tra i docenti più giovani e caratterialmente fragili o emotivi. Pensare di mandare queste persone in pensione a 67 anni significherebbe produrre un danno sicuro a loro e ai giovani in formazione, perché affidati a personale anziano, stanco e sottoposto a patologie di vario genere".
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