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Scuola, l’Italia investe in formazione l’1% in meno della media Ue

Anief: urgono finanziamenti e nuove regole

Economia, Scuola
Scuola, l’Italia investe in formazione l’1% in meno della media Ue
(Teleborsa) - In base agli ultimi dati Eurostat, il nostro Paese investe per istruire i propri cittadini il 4% del PIL: sotto di quasi un punto percentuale rispetto alla media della Ue (4,9%) e poco più della metà di quanto investito da Danimarca (7%), Svezia (6,5%) e Belgio (6,4%).



Inoltre, dei 114mila italiani che si sono trasferiti fuori dalla Penisola nel 2016, si stima che oltre 30mila siano in possesso di un titolo di laurea. In parte, proprio le discipline tecnico-scientifiche fanno fatica ad essere reperite fra i nostri laureati.

La spiacevole tendenza a perdere “cervelli” conferma la richiesta formulata dal sindacato della scuola Anief solo pochi giorni fa: "per garantire l'attività scientifica, servono investimenti veri, affiancati da nuove disposizioni. Come recepire la Carta europea dei ricercatori e reintrodurre la figura dei ricercatori a tempo indeterminato".

"Per il sistema di istruzione e di ricerca – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Aniefoccorre attuare un investimento capiente, che accosti il nostro Paese agli impegni degli altri a noi vicini. Altro che tagli. C’è anche da introdurre una nuova assegnazione degli organici, sulla base delle esigenze dei territori, oltre che dei dati Ocse-Pisa più sfavorevoli, e non più del numero di alunni iscritti. Come è fondamentale aumentare l’obbligo scolastico fino alla maggiore età”.

"Inoltre – continua Pacifico - per l'immediato, nella Scuola occorre un decreto urgente che assicuri il regolare avvio del nuovo anno scolastico: è fondamentale riaprire le GaE, attraverso il Decreto Dignità, dopo che il Consiglio di Stato ha messo fuori decine di migliaia di maestri con diploma magistrale, 6 mila già assunti a tempo indeterminato. Bisogna anche trasformare tutti i posti oggi in organico di fatto in quello di diritto e immettere quindi in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili, attraverso il doppio canale di immissioni in ruolo”.
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