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Vinitaly, la 53esima edizione scalda i motori con numeri in crescita

In occasione della fiera internazionale del vino a Veronafiere i dati di Nomisma-Wine Monitor fotografano un mercato italiano che cresce a passo più lento dei competitor ed un mercato dell'Asia orientale in fortissima crescita

Economia
Vinitaly, la 53esima edizione scalda i motori con numeri in crescita
(Teleborsa) - Si scaldano i motori per a 53esima edizione di Vinitaly, il consueto Salone internazionale per i vini ed i distillati, in calendario dal 7 al 10 aprile a Veronafiere, che registra già un sold out dallo scorso novembre, nonostante l’aumento della superficie netta disponibile.

Un’altra edizione in crescita per Vinitaly, che si prepara ad aprire con numeri in aumento: l’area netta disponibile raggiunge i 100 mila metri quadrati netti, mentre sono oltre 130 i nuovi espositori diretti, a cui si aggiungono gli indiretti e i rappresentati, che portano il numero totale di aziende a quota 4.600 da 35 nazioni e ad oltre 17 mila le etichette a catalogo.

Confermata la formula "business in fiera, wine lover in città", con Vinitaly and the City (5-8 aprile) che sta garantendo da un lato un maggiore flusso di operatori professionali in fiera e una diminuzione voluta e controllata del visitatore appassionato a cui sono dedicate le iniziative in città. Tra le novità, il nuovo salone Vinitaly Design e l’Organic Hall.

Italia sempre al top ma rallenta

L’Italia
continua a crescere ma perde smalto rispetto ai concorrenti, secondo l’analisi condotta dal responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini, da cui emerge che l'export di vino italiano chiude in positivo il 2018 (+3,3%, 6,149 miliardi di euro), ma sta dietro alla Francia (9,334 miliardi di euro).

L’Ue rimane il mercato più importante (13,3 mld di euro) ma in 10 anni cresce solo del 20%. Poi l’area del Nord America, a +65% e 6,95 mld di euro, tallonata dall’Asia. Tra i 10 top buyer, Cina e Hong Kong hanno registrato la crescita in valore più accentuata (import da mondo) negli ultimi 5 anni, con un tasso annuo di crescita a +14,9% e +11%. La variazione più bassa del quinquennio è invece quella dei 2 top buyer europei, Uk e Germania, rispettivamente a -2,3% e +1,2% Asia Orientale: Francia leader con quota di mercato al 50% e oltre 3,2 mld di euro. Poi Australia (15,9%), Cile (8,9%) e Italia (6,5%; 5,9% in Cina)

Il Far East è una miniera d'oro

La domanda globale di vino dell’Asia Orientale vale 6,45 miliardi di euro di import ed è prossima all'aggancio del Nord America (Canada e Usa), a 6,95 miliardi di euro. Nella corsa al vino, l’Asia Orientale sta facendo gara a sé con un balzo a valore negli ultimi dieci anni del 227% (12,6% il tasso annuo di crescita): 11 volte in più rispetto ai mercati Ue e quasi il quadruplo sull’area geoeconomica Nordamericana.

E' l’area geopolitica dove l’import di vino è cresciuto di più, ma le vendite dell'Italia crescono a passo più lento. In Cina in 5 anni l’incremento italiano ha sfiorato l’80% mentre le importazioni da mondo hanno segnato un +106%. Così a Hong Kong (+28% vs +67%) e in Corea del Sud (+36% vs +60%) e soprattutto in Giappone – il mercato più tricolore in Asia – dove il Belpaese non ha fatto meglio di un +3,4%, contro una domanda del Sol Levante cresciuta di quasi il 30%.


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