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Cattolica, lettera diffida a BPM: "Pronti a chiedere 500 milioni di danni"

Per la compagnia assicurativa la call option esercitata da Banco BPM sulle joint venture Vera Vita e Vera Assicurazioni è "priva di ogni fondamento"

Economia, Finanza
Cattolica, lettera diffida a BPM: "Pronti a chiedere 500 milioni di danni"
(Teleborsa) - Potrebbe arrivare a 500 milioni di euro il risarcimento chiesto da Cattolica Assicurazioni a Banco Bpm per l'esercizio dell'opzione all'acquisto del 65% detenuto dalla compagnia nella joint-venture bancassicurativa Vera Vita e Vera Assicurazioni. È quanto si legge una dura lettera inviata ai vertici dell'Istituto. "La call option da voi esercitata – scrive Cattolica – è priva di ogni fondamento e, come tale, è ritenuta dalla scrivente società priva di qualsivoglia effetto giuridico". Alla base della contestazione il motivo stesso della call che, secondo quanto annunciato da Banco Bpm, sarebbe l'ingresso di Generali nel capitale di Cattolica.

"È peraltro curioso – si legge nella lettera – che voi definiate fin d'ora Assicurazioni Generali come azionista di maggioranza, tenuto conto che Cattolica è società cooperativa. Peraltro, dobbiamo significarvi specificamente che ritenere Assicurazioni Generali socio di controllo di Cattolica in quanto questa si è già trasformata in spa fa venir meno alla radice la vostra pretesa di esercitare la call option contrattuale in quanto proprio il contratto tra noi intercorso dispone che la call non può essere esercitata ove vi sia una trasformazione di Cattolica appunto in spa. In sostanza, secondo la compagnia assicurativa veronese, la trasformazione in spa, che avverrà ad aprile come previsto dopo l'ingresso di Generali col 24,4% di Cattolica, fa decadere la clausola del cambio di controllo alla quale Banco Bpm si è appellata per rilevare la quota delle società di bancassurance.

"Le vostre affermazioni – prosegue la compagnia triestina – sono tutte e davvero prive di ogni fondamento, come detto in fatto e in diritto, e anche fantasiose perché travisano la realtà e le norme, nel malcelato, ma comunque non corretto intento di ottenere vantaggi ingiustificati ed ingiustificabili, anzi per coprire od eludere vostre precise responsabilità contrattuali". Su queste basi il risarcimento, chiesto da Cattolica alla banca guidata da Giuseppe Castagna potrebbe arrivare a 452 milioni di euro cui si aggiungono altri circa 50 milioni di penali. "Ora – viene sottolineato nella missiva – pretendereste di liberarvi da ogni impegno nei nostri confronti e altresì di riacquistare la piena proprietà delle società in compartecipazione riconoscendo alla scrivente Società la somma complessiva di soli euro 335.770.000,00. In buona sostanza – questi i calcoli della compagnia – avete ricevuto due anni fa 755.450.501 euro, importo al quale deve altresì aggiungersi il versamento della scrivente Società ai fini dell'aumento di capitale in Vera Vita spa per 32.500.000,00 euro, e ora vorreste liberarvi di ogni impegno con la nostra Società riprendendovi quanto allora dato, sulla base di un inesistente titolo di call option, locupletando una differenza di ben 452.180.501".





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