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Milano 24-apr
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Nasdaq 24-apr
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Dow Jones 24-apr
38.460,92 -0,11%
Londra 24-apr
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Così lontano, così vicino: Borsa Italiana e svolta generazionale

I mercati stanno inviando messaggi sottili, non semplici da cogliere, ma progressivamente sempre più chiari.

Il primo dubbio riguarda il trend stesso, che finora – preso sul medio/lungo e quindi su base mensile – è al rialzo solo sul mercato USA espresso in EUR e su pochi titoli. Tutti i mercati europei sono al ribasso o in fase di trading range. E le fasi di trading range possono concludersi in maniera ambivalente. Le fasi conclusive di un Bear Market sono sempre costellate di sorprese: “in cauda venenum”, nella coda sta il veleno, dicevano i latini.

Il secondo dubbio riguarda la situazione macro: talmente brutta da far sembrare sempre più probabile una inversione, se appena si troverà un buon accordo (e in questo caso oltre che uscire dal Bund bisognerà correre a ribilanciare i portafogli fuori dagli US e dentro EU e EMG). Ma anche talmente brutta da far temere, se gli interessi di parte prevarranno per l’ennesima volta, un effetto domino con possibile recessione mondiale: ci siamo, siamo a un passettino dal baratro, credetemi. E chi ci governa lo sa bene.

Poi c’è il terzo dubbio, il Rame, da sempre metallo industriale in excelsis e ora vicinissimo alla necklinedi un grande Testa & Spalle ribassista, che se fosse rotto porterebbe implicazioni poco simpatiche sull’economia reale. E poi c’è il quarto dubbio, la Dow Theory, con quella sua semplice e apparentemente datata necessità della riconferma fra l’indice Dow Industrials e il Dow Transportations, riconferma che tarda da mesi a venire al rialzo e anzi più volte sfiorata al ribasso. E poi c’è il quinto dubbio, la leva finanziaria sul NYSE, che dice che il grande casinò è ancora aperto e che le casse che prestano soldi ai giocatori vanno a pieno ritmo: è il Grande Sogno Americano in fondo, no? Insomma, di questi tempi si potrebbero raccontare tante storie nere per spaventare gli investitori raccolti intorno all’esiguo fuoco dei propri risparmi, ma questa volta ne provo a raccontare una diversa, una basata paradossalmente su un indicatore di lutto (la Coppock Guide, inventata da un prete amante dei mercati per replicare i periodi umani di lutto, 11-14 mesi), sulla mia metodologia ciclica che sta facendo intravedere cose che rendono la realtà attuale in parte in via di obsolescenza e su un altro vecchio indicatore, un MACD detrendizzato. Tutti e tre questi strumenti dicono che in termini di lungo periodo ci siamo, che siamo in fondo o che il fondo lo stiamo per toccare, che forse l’animale stremato si appoggerà ancora, inciamperà ancora, ma che da ora in avanti cercherà progressivamente di riprenderselo, il suo destino, e con lui tutti noi. Un grande segnale verrà quando la borsa comincerà davvero a fare meglio del reddito fisso: qualcosa in queste ultime sedute si comincia a vedere. Perché la borsa non è lo specchio dei nostri mali, ma è il nostro specchio fedele: nel suo crollo dobbiamo vedere il crollo del nostro sistema e nella sua futura rimonta noi dovremo saperci vedere belli e forti e vedere la NOSTRA rimonta, quella di un paese che – come ha scritto in modo epico il Giavazzi Francesco sul Corriere, allineandosi (se posso dirlo) alla proposta Savona già pubblicata a suo tempo su questo blog e che ora sta per diventare un disegno di legge – può e deve farcela da solo. Speriamo da investitori di essere capaci, in un impeto di nazionalismo sano, costruttivo e pragmatico, di ricomperarci con discreto timing e a buon prezzo il nostro Paese, se non per altro, almeno per semplice gelosia e avidità.
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