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L'attimo da cogliere

Crescita e politiche espansive, lo stato di grazia dei mercati.

Quanto all'America, come abbiamo visto, alla fine del prossimo anno le imprese si troveranno a dovere cominciare a pagare di più le loro risorse umane e a spendere in tecnologia che ne possa sostituire almeno una parte. La pressione sui margini sarà inizialmente molto contenuta ma crescerà nel tempo. Le risorse dedicate agli investimenti saranno almeno in parte distolte dal riacquisto di azioni proprie e anche per questa via rallenterà la crescita degli utili per azione.

Quello che rende affascinante il momento attuale per chi investe è che, pur cominciando finalmente a intravedersi un'accelerazione sincronizzata della crescita globale, i policy maker sono schierati a favore di politiche espansive perfino di più di quanto non lo fossero nelle fasi più buie della crisi. La frustrazione per la bassa crescita e il timore di gettare al vento gli sforzi di questi anni non li inducono solo a tenere il piede sull'acceleratore, ma a dare addirittura più gas al motore. Avendo fatto trenta, vogliono a tutti i costi fare trentuno.

Gennaio 1969. Nixon entra alla Casa Bianca. Disoccupazione Usa al 3.5 per centoLo stato di grazia dei mercati, azionari ma anche obbligazionari, si spiega con la prospettiva simultanea di un'accelerazione imminente della crescita e con la possibile e probabile adozione di politiche espansive ancora più aggressive, come il Qe in Europa.

L'anno scorso, come ricorda Richard Koo, il 70 per cento del grande rialzo della borsa di Tokyo si è realizzato nelle settimane tra il preannuncio dell'Abenomics e l'effettiva adozione delle misure previste nel piano. Anche i rialzi di Wall Street in corrispondenza delle tre operazioni di Quantitative easing si sono prodotti nella fase del preannuncio e nelle prime settimane di adozione effettiva.

(Nella foto: Gennaio 1969. Nixon entra alla Casa Bianca. Disoccupazione Usa al 3,5%)
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