Influente e colto membro del Sinedrio,
Nicodemo segue Gesù la notte e nasconde di giorno la sua fede rinata. Quindici secoli più tardi, nell'Europa che inizia a dilaniarsi in un conflitto di religione che durerà cento anni,
Calvino condanna come nicodemiti i protestanti che vivono in terre cattoliche conformandosi esteriormente alle pratiche religiose ufficiali e seguendo la loro vera fede solo in pectore per evitare l'accusa di eresia. Meglio il martirio, dice Calvino.
No, primum vivere, diranno invece i sociniani citando l'
Atanasio del
De Fuga in Persecutione e la stessa posizione la assumerà il teologo spagnolo
Juan de Valdés. Proveniente da una famiglia di ebrei convertitisi al cristianesimo per non essere espulsi dalla Spagna e successivamente perseguitati e arsi sul rogo con l'accusa di essersi riconvertiti di nascosto all'ebraismo, Valdés, cameriere segreto di papa Clemente VII, simpatizza per Erasmo e per Lutero ma tiene per sé e per un circolo ristretto di seguaci le sue convinzioni e riesce così a morire di morte naturale nel 1541.
Nella tradizione che va da
Machiavelli a
Leo Strauss e a
Kojève, il nicodemita di mercato di oggi deve applicare all'economia e alle borse un modo di esprimersi reticente. Deve rendere omaggio esteriormente al paradigma dominante, quello dell'accelerazione globale e del bull market azionario di lunga durata (con forte rally estivo appena partito), deve essere sovrapesato di azioni nel suo portafoglio e può coltivare di notte, a mercati chiusi e con qualche amico fidato, dubbi e perplessità.
(Nella foto: Crijn Hendricksz. Cristo di notte con Nicodemo. Ca. 1640)
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