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Civiltà sepolte

L’uscita dalla Grande Recessione raccontata tra cinquemila anni

Noi produciamo informazione come in nessun’altra epoca, ma non abbiamo l’abitudine di scolpirla nella pietra o di inciderla come i Sumeri su tavolette d’argilla che si conservano benissimo nella sabbia asciutta del deserto. La produciamo su una carta che si sbriciolerà in pochi decenni e su supporti elettronici che si smagnetizzeranno ancora prima, anche senza bisogno di tempeste solari particolarmente violente.

Fra cinquemila anni gli storici avranno quindi serie difficoltà a ricostruire i nostri anni, più di quelle che oggi abbiamo nel dare un volto ai misteriosi Popoli del Mare dell’età del bronzo, che conosciamo attraverso l’obelisco di Biblo e le tavolette di Amarna, oltre che per le narrazioni terrorizzate e le e leggende dei decenni e secoli successivi.

Immaginiamo allora gli archeologi del 7000 d.C. chini sul Wall Street Journal di Las Vegas, ritrovato nel deserto e datato tra il 2007 e il 2008, e sul Financial Times della Cassaforte, ritrovato in mezzo alla sabbia penetrata in un rifugio antiatomico in Arabia e datato con il radio-carbonio intorno al 2015.

Di questi reperti, scriverebbe lo studioso del futuro, disponiamo purtroppo di frammenti delle sole pagine contenenti gli indici di borsa.
Sappiamo però, dalle narrazioni vaghe e favolose tramandate nella fase storica successiva, che tra le due date, il 2007 e il 2015, si produsse un evento di natura catastrofica, probabilmente un’alluvione, una guerra o una crisi economica, che sconvolse le maggiori civiltà dell’epoca.

(Nella foto: L'obelisco di Byblos in Libano)
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