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I funghi

Racconto di una notte difficile


Vedremo, pensò K. sciogliendo nel bicchiere un antiacido, ma i cattivi pensieri non lo abbandonarono. Magari non fanno quell'errore, ma quello opposto di lasciare correre la crescita senza frenarla in tempo prima che si trasformi in inflazione. È bella la crescita ed è ancora più bello sentirsene gli autori come sta capitando in questo periodo ai banchieri centrali, che se ne vanno in giro con quell'aria compiaciuta e quasi euforica. È bello fare contenti i politici, che a loro volta si fanno belli di qualunque dato positivo, e non avere pressioni da loro. Ed è quasi inevitabile tentare di placare la rabbia dell'opinione pubblica dopo il 2008 cercando di crescere il più possibile.

Equilibrium. Film. 2002Il problema è che di rado, nella storia, ci si è fermati in tempo. Negli anni Sessanta si pensò di potere crescere senza inflazione per sempre e di potere finanziare la guerra nel Vietnam e la guerra alla povertà senza conseguenze negative. Si era talmente convinti di essere invulnerabili che quando l'inflazione cominciò davvero a salire velocemente i mercati obbligazionari non vollero crederci e andarono lunghi di scadenze lontane pensando che l'inflazione sarebbe rientrata velocemente. Non fu così, e i poveri governatori della Fed degli anni Settanta, bombardati da telefonate notturne dalla Casa Bianca che intimava loro di non sognarsi di alzare i tassi, assistettero impotenti al montare dell'inflazione e si fecero venire crisi d'ansia ed esaurimenti nervosi mentre i corsi dei titoli di stato erano in caduta libera.

Si tira sempre troppo la corda, pensò K. Il peso allo stomaco si era fatto insopportabile, ma per fortuna stava finalmente arrivando il sonno. L'ultima cosa che K. vide da sveglio, mentre le palpebre si abbassavano, fu lo studio di McKinsey sul tavolino davanti al divano da cui non riusciva più ad alzarsi. E proprio da quello studio partì il suo sogno. K. si ritrovò così nel futuro prossimo, in quel 2030 in cui, secondo McKinsey, i disoccupati causati dall'automazione nel mondo nei dodici anni precedenti sarebbero stati tra i 400 e gli 800 milioni. Va detto che nel sogno tutti erano comunque tranquilli, perché il salario di cittadinanza copriva tutte le necessità di base e anche qualcosa di più.

Mentre K. passeggiava su una strada percorsa da auto che si guidavano da sole, su uno schermo gigante compariva il filosofo Massimo Cacciari, che K. aveva visto in televisione qualche settimana prima, che teorizzava come positiva, sulla base del Marx giovane, la liberazione dal lavoro grazie alla ricchezza prodotta dalle macchine. Ora finalmente, diceva il filosofo, chi vuole può dedicarsi all'ascolto di Mozart o alla composizione di poesie. Anche Keynes, del resto, aveva previsto e salutato un futuro di questo tipo.

Guardandosi in giro, tuttavia, le poche persone in cui si imbatteva erano impegnate in videogiochi piuttosto insulsi o erano sotto l'evidente influenza di sostanze psicotrope o entravano o uscivano da centri massaggi. Gli unici esseri umani che apparivano presenti a se stessi erano quelli che si recavano al lavoro nei grattacieli futuristici delle grandi società che producevano l'intelligenza artificiale, che a dire il vero stava cominciando a prodursi e riprodursi da sola. C'era insomma una casta di grandi sacerdoti della tecnologia, intelligentissimi, ricchi e sinceramente dediti al benessere dell'umanità, e poi c'erano quelle che Toni Negri aveva definito anni prima le moltitudini indifferenziate, le plebi che nella Roma imperiale erano mantenute dalle pubbliche elargizioni e che venivano poi intrattenute da sontuosi spettacoli circensi.

Da appassionato di storia, K. sapeva che il confine tra utopia e distopia è incerto e poroso, ma aveva la netta sensazione di trovarsi in una situazione distopica, anche perché il suo lavoro di gestore di patrimoni era diventato nel frattempo facile, ma anche molto ansiogeno.

(Nella foto: Minatore shale oil)
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