La prima è che il 2018 sia un anno ancora più noioso del 2017. Possibile, ma molto improbabile.
La seconda è che si salga per inerzia ancora per qualche tempo grazie ai flussi di chi solo ora si è mette in contatto con il rialzo azionario iniziato nel 2009 e poi si corregga.
Accade del resto un fatto curioso.
Sulla Cnbc o su Bloomberg Tv sfilano ogni giorno gestori e strategist che 1) si dichiarano molto ottimisti sulla possibilità di raggiungere quest'anno 2850-2900 e 2) si dicono certi che ci saranno correzioni verso 2500-2600.
Oggi,
a 2800, siamo molto più vicini al limite superiore che non a quello inferiore. Se fossimo fredde macchine, di fronte a questi numeri, in questo momento venderemmo (naturalmente per ricomprare più avanti). Poiché siamo umani, e quindi estrapolativi, siamo invece propensi a tenere e, magari, a comprare ancora. È troppo bello e dolce essere trasportati dal rialzo, specialmente quando non è intervallato da fastidiose correzioni.
Che cosa vogliamo dire? Che in
un anno che si profila nel complesso ancora positivo ma più volatile bisogna guardarsi dentro e prendere una decisione. O si mette a fuoco il 31 dicembre 2018 e si decide serenamente di rimanere sostanzialmente fermi tutto l'anno oppure ci si attrezza per un anno volatile.
Attrezzarsi significa a sua volta due cose. La prima è dichiararsi disposti ad aumentare la quota di azionario su ribasso (facile a dirsi, ex ante, più difficile a farsi se la correzione è causata, come probabile, da una paura sui tassi d'interesse o sulla crescita). La seconda, in alternativa, è creare liquidità adesso (o comunque nei primi mesi di quest'anno) per potere reinvestirla su livelli più convenienti.
Sono tutte alternative ragionevoli. L'importante è avere consapevolezza e
dotarsi di una strategia.
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