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Accanimento terapeutico

Ha senso prolungare artificialmente l'espansione?

Si discute molto da alcune settimane, nei Paesi Bassi e in Belgio, della proposta di legge presentata dalla parlamentare della sinistra verde olandese Corinne Ellemeet di limitare le cure mediche per le persone che hanno superato i 70 anni. La proposta è appoggiata dall'associazione di geriatria clinica.

In Olanda si va in pensione a 67 anni e tre mesi e l'aspettativa di vita è di 81 anni. Il limite alle cure (niente bypass, dialisi, chirurgia) non ha la finalità di evitare le sofferenze e i disagi generati dagli interventi, ma di abbassare i costi della sanità pubblica. Anche ai pazienti che chiedono di essere trattati verrebbe infatti tolta la facoltà di decidere, che verrebbe riservata ai medici. L'alternativa resterebbe a quel punto la sanità privata. Un recente sondaggio in Belgio, d'altra parte, ha riscontrato un grande consenso, in particolare nelle fiscalmente virtuose Fiandre, all'idea di limitare drasticamente le cure agli anziani in cambio di un taglio dei costi.

Olanda e Belgio sono da decenni all'avanguardia nell'eutanasia e ora aprono questo nuovo fronte. Lo si può vedere come un passo verso una cupa distopia alla Soylent Green, il grande film futuristico su una società disperata e decadente che incentiva il suicidio assistito e ricicla segretamente i corpi in cibo. In alternativa, si possono lodare il candore e il rigore tardocalvinista con cui viene affrontata una questione sociale ed economica straordinariamente scomoda, che altrove viene rimossa, gestita di nascosto o coperta da un pesante velo di ipocrisia. Non c'è infatti dubbio che in società che invecchiano demograficamente (e invecchiano dentro) e in un quadro di crisi fiscale (o di tabù fiscali, direbbero gli MMT) questi temi diverranno bollenti in un futuro molto prossimo.

Anche il dibattito sul senso di tenere in vita un ciclo economico che raggiungerà il mese prossimo i dieci anni di vita (e diventerà quindi il più longevo dagli anni Trenta) è destinato a intensificarsi. In realtà le opinioni hanno iniziato a dividersi già due anni fa, in quel 2017 che ha visto la lunga gestazione e l'approvazione della riforma fiscale americana. Alcuni hanno parlato di una brillante operazione studiata per prolungare di un paio d'anni l'espansione iniziata nel 2009, ridandole al tempo stesso vigore e giovinezza e creando effetti benefici anche di lungo. Altri, tra cui Bernanke e Yellen, hanno descritto il gettare benzina sul fuoco dell'espansione come un gravissimo errore, un'operazione prociclica tanto insensata quanto il suo opposto europeo del 2011-2012, ovvero fare austerità in un contesto recessivo. Altri, realisticamente, si sono posizionati a metà strada e hanno fatto notare che le riforme di grande respiro pluridecennale si fanno quando si ha il potere per farle e pazienza se il momento non è perfetto.
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