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Rumori e segnali

Trasmissione disturbata, messaggio chiaro


Rumore assordante sono le elezioni americane, come sempre epocali e apocalittiche nel loro essere vissute come la battaglia finale tra il bene e il male. Per dire qualcosa di originale sul periodo di torbidi che ci aspetta dopo il voto qualcuno è andato perfino a rileggersi il XII Emendamento, che dice che in caso di parità del collegio elettorale la scelta del nuovo presidente verrà demandata alla camera bassa, dove si voterà per stati, un voto per la California e uno per il Wyoming, con la prima che ha 75 volte gli abitanti del secondo. Il Senato, dal canto suo, eleggerà il vicepresidente, con il rischio che sia di un partito diverso da quello del presidente.

Segnale è che la costituzione americana stabilisce che il 30 gennaio, a qualsiasi costo, ci sarà un nuovo presidente, così che da lì in avanti tutto quello che sarà successo nei tre mesi precedenti sarà al massimo una nota a piè di pagina nei libri di storia. Segnale è soprattutto che chiunque vinca adotterà una politica fiscale estremamente espansiva. La somma algebrica tra tasse e nuove spese sarà praticamente la stessa non solo tra Biden e Trump, ma anche in caso di pareggio, ovvero di camere di colore diverso che rendano poco rilevante il peso della Casa Bianca e producano quella situazione inceppata, il gridlock, che tanto piaceva ai mercati nei decenni scorsi (e che in base alla narrazione nevrotica di questi giorni li metterebbe invece in ansia dopo il 3 novembre).

Con qualunque Congresso e qualunque Casa Bianca avremo verosimilmente 4 trilioni netti di stimolo fiscale. Due trilioni di tasse in meno e due di spese in più se i repubblicani vinceranno tutto. Quattro trilioni di tasse in più e otto di spese in più se i democratici vinceranno tutto. Tasse invariate e quattro trilioni di spese in più se il Congresso rimarrà diviso e chiunque sieda alla Casa Bianca. Il totale fa sempre quattro. Se la geologia economica, quella delle grandi zolle tettoniche e della loro enorme energia, va verso la reflazione, reflazione sarà. I singoli uomini e la loro influenza sulla storia, come si insegna in geopolitica, sono largamente sopravvalutati.
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