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Le due inflazioni

Una è transitoria, quella vera è in costruzione

A costo di essere accusati di benaltrismo, vorremmo divincolarci dalla domanda tormentone di questi giorni sull'inflazione temporanea o meno. Si sono formate due fazioni molto accese e, come accade sempre in questi casi, viene chiesto di schierarsi in modo perentorio, o di qua o di là.

La prima fazione, quella della fiammata temporanea, ha dalla sua le banche centrali e ha buon gioco a invocare con sarcasmo l'esperienza del decennio scorso, quando ai primi cenni di Quantitative easing si levò una schiera di bond vigilantes a paventare il ritorno dell'inflazione e il suo corollario, il crollo del dollaro. Come è noto l'inflazione non è mai arrivata e il dollaro si è rafforzato per anni contro tutte le valute.
I teorici della fiammata fanno anche notare che sono ancora al lavoro fattori strutturali, in primo luogo la demografia e la disruption prodotta dall'innovazione tecnologica, che farebbero da ostacolo praticamente insuperabile a un ritorno stabile dell'inflazione. Fanno infine notare che i dati sui prezzi da marzo in avanti devono essere depurati dall'effetto base, dal fatto cioè che, l'anno scorso a quest'epoca, i prezzi stavano scendendo. Nei prossimi mesi questo effetto ottico di amplificazione dell'inflazione anno su anno si smorzerà e nel maggio 2022 giocherà addirittura in senso opposto.

La seconda fazione, quella che ha spesso in mente (anche quando non li nomina) gli anni Settanta, sostiene invece che siamo solo agli inizi di una fase di inflazione lunga e distruttiva. Diversamente dal decennio scorso, questa volta non è esplosa solo la base monetaria, ma anche l'offerta di moneta. Il denaro di nuova creazione non ritorna più alle banche centrali che l'hanno creato, ma viene fatto piovere direttamente sull'economia. Come se non bastasse, le politiche fiscali, nel decennio passato complessivamente composte (quando non austere), si sono fatte espansive come in tempo di guerra e non mostrano molto timore nel volere proseguire su questa strada nei prossimi anni se perfino in Germania tutti i partiti sono ormai d'accordo nell'aumentare stabilmente la spesa pubblica.
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