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Geopolitica e mercati

Il nesso esiste, ma non è lineare

Innumerevoli libri e convegni sono stati dedicati alle ragioni della caduta dell'Unione Sovietica. Molto ridotto, per contro, è stato lo sforzo per capire le ragioni per cui la Russia eltsiniana, amica dell'Occidente, si è ritrasformata, negli anni di Putin, nel suo avversario strategico, l'unico dotato di grande forza militare fino a quando la Cina non è stata a sua volta dichiarata avversario principale.

Se da parte russa ha giocato un rinnovato senso di identità nazionale, da parte americana ha contato soprattutto un riflesso geopolitico. Non appena la Russia ha cominciato a riprendere un minimo di forza, la legge geopolitica del divide et impera ha spinto Washington a tornare a preoccuparsi della possibile saldatura tra Germania e Russia. L'idea di un blocco geopolitico che rischiava di unire le immense ricchezze energetiche e minerarie russe con la tecnologia tedesca ha indotto l'America a creare un cuneo tra i due paesi riprendendo a demonizzare la Russia. Quella Russia che, da sola, ha un'economia più piccola della somma di Olanda e Belgio e che di per sé non dovrebbe certo preoccupare l'iperpotenza americana.

Il divide et impera è riuscito, al punto che nel nuovo governo tedesco sono presenti due forze decisive, i liberali e i verdi, che hanno un forte orientamento filoamericano e antirusso. La Cdu merkeliana, molto più aperta verso Russia e Cina in nome del mercantilismo, ma anche di un inconfessabile desiderio di autonomia tedesca, è all'opposizione e appare debole e divisa.

I rapporti più complicati con l'Europa hanno però spinto la Russia ad avvicinarsi progressivamente alla Cina, proprio il paese che negli incubi russi un giorno dilagherà nella spopolata Siberia ripercorrendo le vie dell'Orda d'Oro mongola del XIII secolo. La possibilità di questo riavvicinamento era stata sottovalutata dagli analisti occidentali, ma è diventata realtà.
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