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Attese

Perché le borse non pensano a una recessione?


Questa attenzione spasmodica è ammirevole ma è anche un po' oziosa. Lascia anche perplessi il cambiamento repentino di umori e attese nei momenti in cui una curva sostanzialmente piatta ma sempre in movimento diventa magari per un attimo invertita per un'inezia e poi, poco dopo, regolare per un'altra inezia. Si dimentica poi che la curva può essere manipolata facilmente (in modo più o meno ufficiale) da acquisti e vendite della banca centrale.

Insomma, per i non specialisti quello che conta è il messaggio di fondo, quello per cui una curva dei rendimenti che tende a invertirsi è un segnale di pericolo da non trascurare. Se i tassi a lungo termine sono più bassi di quelli a breve significa che il mercato ritiene che i rialzi che la banca centrale sta facendo o ha in programma saranno tali da arrestare il ciclo espansivo e renderanno necessari dei ribassi nel medio termine.

Del resto, alzando lo sguardo dalla curva e guardando al mondo, si vedono una guerra, economie che rallentano, costi per le imprese che salgono (materie prime, tassi più alti, tensioni salariali, caos nelle filiere produttive), margini sotto pressione e pochi spazi per politiche fiscali espansive mentre le politiche monetarie si avviano verso la normalizzazione.

Perché dunque, viene da chiedersi, le borse tengono, incassano bene (dopo le paure iniziali) la guerra e le sanzioni e si permettono perfino il lusso di riprendere in mano i temi più assurdamente speculativi del 2021 come le meme stocks? Perché alla cautela di molti investitori istituzionali corrispondono il coraggio del retail (che ha venduto bond e comprato aggressivamente borsa sui minimi di guerra) e l'ottimismo implicito delle imprese americane che comprano azioni proprie più di quanto non abbiano mai fatto?
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