Questa irriducibile posizione sembra volere richiamare i fasti di un antico impero perduto come se esistesse ancora; in un paese dove negli ultimi anni i premier si sono succeduti con la velocità di una slot-machine ora l'attuale sembra non avere una dovuta coscienza dei gravi problemi sociali del suo paese forse influenzato da un suo modello educativo troppo lontano dalle masse e dai
poveri che in Gran Bretagna sono molto numerosi.
Esiste una contraddizione nell'agire politico del paese che sembra non capire la vera priorità dei suoi problemi, non per malafede ma per un problema culturale che allontana le classi sempre più ricche da quelle sempre più povere, una distanza che evidenzia come le
cinque famiglie più ricche del paese hanno un patrimonio pari al 30% della popolazione inglese. Proviamo a guardare la realtà dei fatti di un modello economico e sociale in disfacimento perché questo stress sta aumentando in tutti i settori dell'economia ed influisce sul calo della fiducia, sulle decisioni di investimento, sul rinnovo dei contratti e sull'accesso al credito.
Tra le economie dell'Europa quella del Regno Unito è la più vicina al baratro, da troppo tempo hanno abbandonato la manifattura per concentrarsi sulla finanza e sulle sue scuole che ora fanno fatica, così con i costi dell'energia la deindustrializzazione continua ad incombere.
Il
degrado dell'economia e delle piccole imprese, che sono lo snodo del paese, è
dipeso in gran parte prima dal covid poi dalle sanzioni energetiche derivanti dalla guerra in Ucraina che ha influito sui prezzi ed ha generato come in tutti i paesi occidentali un'inflazione crescente e così sono a rischio le famiglie e le imprese fortemente indebitate. Per questo motivo a fronte delle difficoltà sono stati prestati 73,8 miliardi di sterline nell'ambito dei programmi di emergenza prima per il coronavirus poi per l'emergenza energetica con una dilazione nel rimborso dei prestiti.
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