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Il campo visivo

Non ci sono solo l'inflazione e la crescita


Fino a oggi i mercati hanno considerato il disavanzo pubblico dal suo lato positivo, quello del sostegno alla domanda aggregata e alla crescita. Ora si accorgono che c'è anche un costo. Proprio mentre molti accarezzavano l'idea di spostarsi sulla parte lunga della curva per profittare della fine del ciclo di rialzo dei tassi, ecco che arrivano quantità ingenti di titoli da collocare e i bond, invece di apprezzarsi, perdono terreno.

Le vicende del mercato obbligazionario non sono l'unico elemento che induce a pensare a una pausa nel grande ciclo di rialzo azionario che si è aperto nell'ottobre scorso. Con un'economia americana che, dopo il rallentamento di giugno, ha ripreso a correre in luglio a una velocità annualizzata (misurata dalla Fed di Atlanta) del 3.9 per cento, la Fed non si farà troppi problemi ad alzare ancora i tassi in settembre. L'inflazione scende, certo, ma con un mercato del lavoro così forte e con il petrolio in ripresa c'è comunque da prevenire una riaccelerazione dei prezzi. Anche il posizionamento e il sentiment fanno pensare a una pausa.

In conclusione, invece del temuto raffreddamento, abbiamo di nuovo, nonostante il rialzo dei tassi, segnali di surriscaldamento. Per ora le banche centrali si mantengono dietro la curva, ma questo non significa che non vogliano prevenire eccessi.

L'anno è ancora lungo e prima che finisca si tornerà ad apprezzare la buona crescita e l'inflazione moderata. Per qualche settimana sarà però meglio mantenere una certa prudenza.

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