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Alternative

Oro d’oriente, bitcoin d'occidente


Con la formazione di una nuova ricchezza privata dopo le riforme degli anni Ottanta, i cinesi con una elevata propensione al rischio hanno sperimentato la borsa, lo shadow banking e, più tardi, le criptovalute (poi rese illegali). Molti sono stati scottati. Chi ha potuto si è allora comprato una casa a Vancouver o in California. Gli altri, poco attratti dai titoli di stato, sicuri ma con rendimenti bassi, si sono concentrati sull'unico asset che sembrava garantire da una parte sicurezza e dall'altra un apprezzamento costante del 10-15 per cento annuale, le case cinesi di nuova costruzione. La loro rivalutazione regolare nei passati trent'anni ha spesso indotto i proprietari-investitori a lasciarle sfitte e a comprare, quando ne avevano la possibilità, un appartamento dopo l'altro.

La riduzione dell'inurbamento, la politica del figlio unico e l'eccesso di offerta di immobili ha fatto scoppiare la bolla immobiliare quando i prezzi delle case avevano raggiunto livelli assoluti vicini a quelli occidentali mentre i redditi cinesi sono però più bassi. Ora il governo cercherà di smorzare l'inevitabile discesa dei prezzi e di diluirla negli anni, ma al pubblico cinese è perfettamente chiaro che i soldi investiti in immobili saranno denaro morto per molto tempo.

La Cina è però un paese in cui il risparmio si forma continuamente in proporzioni sul reddito che non hanno pari al mondo. Dove può andare questo nuovo risparmio? In parte verrà certamente drenato dalle grandi emissioni obbligazionarie di lungo termine che il governo ha appena annunciato, ma in parte sentirà il richiamo antico dell'oro e dell'argento. Al governo cinese non dà fastidio che i suoi cittadini comprino oro, anche perché la Cina è diventata il maggiore produttore mondiale d'oro e il secondo di argento. Se poi di oro se ne dovesse anche importare, questo andrebbe a ridurre il surplus commerciale che è ritornato a crescere e che espone la Cina agli attacchi commerciali del resto del mondo.

Aggiungiamo agli acquisti privati quelli della banca centrale cinese, continui e costanti. E non dimentichiamo che è tutta l'Asia, in particolare l'India in rapida crescita, ad apprezzare i metalli preziosi e ad avere ora più soldi per comprarli.

Quello che vediamo è dunque un braccio di ferro tra l'occidente che è corto di oro-carta e l'oriente che è lungo di oro fisico e ne domanda dell'altro. Ecco perché i tradizionali strumenti di analisi del mercato dell'oro (dollaro, tassi, inflazione) cedono in questa fase il passo al semplice squilibrio tra domanda e offerta.
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