4) Quarto errore: il caos istituzionale. Usando la decretazione d'urgenza e non i poteri della Protezione civile, il Governo ha creato un pericoloso conflitto istituzionale con le RegioniQuando ha capito che la situazione gli era sfuggita di mano, il governo si è attivato. Con il decreto legge 23 febbraio 2020, ha disposto una serie di
divieti di circolazione delle persone e di attività nelle aree considerate focolaio della epidemia. In pratica, si isolano le aree in cui non è possibile determinare chi ha originato il contagio.
Questa iniziativa, assunta al di fuori del contesto della normativa sulla Protezione civile, ha creato un corto circuito istituzionale: le Regioni si sono sentite scavalcate, ed hanno immediatamente cominciato ad assumere altre decisioni, ancora più rigorose. Dalla Lombardia al Veneto, dalla Emilia Romagna al Piemonte, ognuno è andato avanti per conto suo. Chiudendo scuole, università, musei, ristoranti dopo una certa ora: un manicomio.
Si sta cercando di rimediare, convocando d'urgenza la Conferenza Stato-Regioni, e prevedendo che alcuni atti debbano essere assunti d'Intesa, tra Presidente della Regione e Ministro della Sanità.
La Conferenza Stato-Regioni andava convocata prima del decreto-legge, non dopo.
I rapporti con l'opposizione si tengono in Parlamento, svolgendo apposite Comunicazioni del governo. Non mandando SMS, tanto per fare la mossa.
A voler pensare male, il Governo cerca di cogliere la palla al balzo: l'emergenza sanitaria gli consente di blindarsi.
Con una epidemia in corso, nessuno aprirà una crisi di governo. Non solo: il Governo può mettere la fiducia su tutto, sulle intercettazioni e sulla prescrizione, sapendo che nessuno avrà il coraggio di opporvisi.
Si arriva così allo "stato di eccezione": alla situazione in cui è Sovrano chi agisce per conseguire ciò che lui considera essere il bene collettivo, e che comanda al di fuori di ogni procedura ordinaria.
La legalità istituzionale è compromessa.
La democrazia un orpello.
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