In Italia, la discontinuità serve ad imporre le Riforme strutturaliIl Governo Conte sta spianando la strada alla Troika: non vuole recitare, fra settembre e dicembre e poi nuovamente a maggio, la solita litania del Fiscal Compact, con le lettere che vanno avanti ed indietro tra Bruxelles e Roma.
Ha fatto preparare il Piano Colao solo per avere in mano le carte che servono per chiedere gli aiuti previsti dal Recovery Fund. Non c'è neppure una parola sui finanziamenti necessari, né sulle coperture: ci penserà Bruxelles.
La BCE, con il PEPP, compra titoli di Stato ed evita di infiammare il dibattito politico: è il solito pezzo di formaggio, messo in fondo alla trappola per i topi. Vorrebbe mostrare un volto umano, nascondere la ferocia dimostrata con la Grecia, quando bloccò tutte le banche, i prelievi dai bancomat, i conti correnti e le carte di credito, per costringere il governo Tsipras a capitolare.
C'è chi fa finta di non ricordare la brutalità di quella decisione, che fece calare sul collo della popolazione greca una ghigliottina monetaria senza precedenti.
In Italia, c'è dunque chi pianifica di incatenarsi all'Europa, attivando subito il MES sanitario, il programma SURE e il Recovery Fund: per mettersi così al riparo da qualsiasi ribaltone, nella maggioranza di governo o alle elezioni.
Il Parlamento è stato zittito, tutto si svolge al di fuori dalle dinamiche istituzionali, agli Stati Generali che si tengono nel Palazzo di Villa Pamphili.
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