Il recente cambio di governo in Italia, con la
Presidenza assunta da Mario Draghi, è stato accolto con sollievo generale, vista soprattutto la amplissima maggioranza parlamentare che lo sostiene: è rimasta fuori solo la destra di Fratelli d'Italia. I partiti sono saliti a bordo in massa, accalcandosi a bordo come accade solo con l'ultimo treno che parte, prima che arrivi lo tsunami. Non importa dove andrà, questo treno, ma è sicuramente meglio prenderlo.
Il
Recovery Resilience Fund è dunque una sorta di corsetto che stringe tutti insieme, che serve a radunare attorno a Bruxelles gli Stati dell'Unione, mentre ciascuno è alle prese con i suoi problemi interni.
La coperta del
NGUE è leggerissima, mentre quella del
PEPP è solo temporanea: i Tradizionalisti si illudono che nel 2023 tutto tornerà come prima, salvo i maggiori controlli della Commissione sulle risorse erogate con il Recovery Resilience Fund.
Per l'Italia non si arriva a 200 miliardi di euro in sette anni, quando solo tra il 2020 e l'inizio di quest'anno ne abbiamo spesi quasi altrettanti solo per l'emergenza.
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