Segnali contrastanti, forse solo in apparenza.
Dopo aver registrato cali consistenti in Borsa,
i colossi dei Social Media americani annunciano licenziamenti di massa. Intanto, gli indici delle quotazioni hanno ripreso vigore non appena sono usciti i dati della inflazione, che cala più velocemente del previsto, e dell'economia reale che rallenta, con le richieste dei mutui immobiliari che calano ed i tassi di interesse che salgono velocemente: se l'economia si raffredda insieme ai prezzi, la Fed non andrà molto avanti ancora con manovre restrittive.
Insomma,
la speranza è che il sistema si stabilizzi con un soft landing, senza andare in crash: se anche le attese di aumento dei prezzi tornano a livelli accettabili, si può pensare ad una nuova stagione di crescita ordinata.
Sullo sfondo, c'è dell'altro: il riequilibrio strutturale del commercio internazionale, che vede gli
Usa con un passivo strutturale nella componente delle importazioni per merci. I dazi imposti dalla Amministrazione Trump alla Cina non sono stati in grado di riportare i saldi in pareggio, ed anzi il dollaro reso forte dai tassi di interesse decisi dalla Fed ha reso meno costosi i prodotti importati, con la prospettiva di superare alla fine dell'anno i mille miliardi di dollari di passivo.
Ci dev'essere dell'altro su cui si sta scommettendo: che la
transizione ambientale, con la messa fuori gioco dei combustibili fossili, sia l'occasione per cambiare le regole. Anzi, farebbe gioco anche la reazione dell'
OPEC+, che ha deciso di tagliare la produzione di petrolio per far salire ancora il prezzo del barile, portandolo attorno ai 100 $.
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