(Teleborsa) - Stavolta è toccato a
Google e Apple finire nel mirino, sempre piuttosto affollato, di
Donald Trump. A tirare in ballo
Mountain View, qualche giorno fa, ci aveva pensato il miliardario
cofondatore di PayPal,
Peter Thiel, considerato vicino a
Trump, che aveva addirittura invitato
l'Fbi e la Cia a indagare per verificare se in
Google si siano
"infiltrate" spie cinesi. Subito dopo il
Tycoon aveva promesso di "
dare un'occhiata" al caso
Google. Sulla questione era intervenuto anche il Segretario al Tesoro,
Steven Mnuchin, sostenendo di aver approfondito la questione con Trump, non rilevando alcun motivo di preoccupazione per la sicurezza nazionale negli affari di
Google in Cina. "Il lavoro di Google in Cina è molto, molto marginale", aveva fatto sapere.
"Potrebbe esserci o non esserci un problema di sicurezza nazionale riguardo a Google e ai suoi rapporti con la Cina.
Se c'è un problema, lo troveremo. Sinceramente spero che non ci sia!", ha scritto oggi il Presidente statunitense tornando, dunque, sull'argomento.
Dazi, nessuna esenzione a Apple, "produca in Usa" - Ma non è finita qui: lo sfogo di
Trump ha raggiunto anche gli uffici di Cupertino, messa in guardia sui
dazi: "Apple non riceverà esenzioni tariffarie o riduzioni per i componenti del Mac Pro che sono fatti in Cina – scrive ancora su Twitter –
Fateli negli Usa, niente dazi".Di recente, la
società di Cupertino - nonostante le crescenti tensioni commerciali tra i due Paesi - ha spostato la
produzione dei suoi Mac Pro dagli Stati Uniti alla Cina, mettendo sotto contratto Quanta Computer per la produzione del
Mac Pro, l'unico, tra i suoi principali dispositivi, ancora prodotto negli
Stati Uniti.