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Confindustria, ok del Consiglio generale alla squadra di Bonomi

Il presidente designato verrà eletto formalmente il prossimo 20 maggio

Economia
Confindustria, ok del Consiglio generale alla squadra di Bonomi
(Teleborsa) - Con una votazione avvenuta online su una piattaforma ad hoc, il Consiglio generale di Confindustria ha dato il via libera alla squadra di presidenza di Carlo Bonomi. Sui 168 votanti (non tutti i 183 hanno partecipato al voto) sono stati 145 i voti favorevoli, 17 i contrari e 6 le schede bianche.

Della squadra fanno parte dieci vicepresidenti elettivi: Barbara Beltrame, con delega all'internazionalizzazione; Giovanni Brugnoli, con delega al Capitale umano; Francesco De Santis, con delega alla Ricerca e Sviluppo; Luigi Gubitosi, con delega al Digitale; Alberto Marenghi, con delega all'Organizzazione, allo Sviluppo e al Marketing Associativo; Maurizio Marchesini, con delega alle Filiere e alle Medie Imprese; Natale Mazzuca, con delega all'Economia del Mare e al Mezzogiorno; Emanuele Orsini, con delega al Credito, alla Finanza e al Fisco; Maria Cristina Piovesana, con delega ad Ambiente e Sostenibilità; Maurizio Stirpe, con delega al Lavoro e alle Relazioni Industriali. A questi componenti si aggiungono i 3 vicepresidenti di diritto: Carlo Robiglio, presidente della Piccola Industria; Alessio Rossi, presidente dei Giovani Imprenditori; Vito Grassi, presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali.

Bonomi – che il prossimo 20 maggio verrà eletto formalmente dall'Assemblea dei delegati alla presidenza di Confindustria per il quadriennio 2020-2024 – ha tenuto per sé le deleghe al Centro Studi, all'Europa e alle Politiche Industriali.

"Non saremmo imprenditori se non credessimo con grande fiducia nelle nostre forze e nella nostra capacità di realizzare le cose insieme ai nostri collaboratori. Io resto convinto che noi possiamo e dobbiamo nutrire una grande fiducia nel nostro Paese: l'Italia può e deve, nei prossimi anni, non solo recuperare gli 8-10 punti di Pil che presumiamo di perdere a causa del Coronavirus, ma realizzare una ripresa rapida e impetuosa che ci porti, nel 2022, a recuperare i punti persi dal pre-2008" ha affermato Bonomi – secondo quanto emerge da un audio trapelato dalla riunione e pubblicato dal sito Affari Italiani – parlando a porte chiuse agli industriali riuniti, oggi, in videoconferenza per il Consiglio generale di via dell'Astronomia.

Riguardo alla strategia adottata dal Governo per affrontare "la crisi con intensità forse più dura anche rispetto al 1929", Bonomi, non ha risparmiato le critiche. "Stiamo andando – ha affermato – verso una riapertura delle attività economiche, purtroppo caratterizzata da un caotico susseguirsi di misure incerte e contraddittorie. Non c'è ancora una parola sulla fase 3. Dobbiamo chiedere al governo il nostro coinvolgimento diretto sulla necessità che nel nuovo decreto ci siano da subito misure per investimenti agevolati sulle imprese in questo 2020 . E occorre mettere mano al rafforzamento Industria 4.0". In questo scenario – ha sottolineato il presidente designato di Confindustria – "le scelte che ci attendono sono da togliere il respiro. Chiedono una dedizione integrale e il meglio delle risorse intellettuali e morali. Per questo dobbiamo metterci rapidamente al lavoro perché entro l'estate sia pronto un grande piano Italia 2030-2050. Un grande libro bianco di medio periodo degli obiettivi dell'industria e della crescita dell'Italia".

Bonomi si è, poi, scagliato contro quella che definisce una "campagna di nazionalizzazioni. "Un conto è chiedere un freno alla corresponsione dei dividendi, altro e del tutto inaccettabile è avviare una campagna di nazionalizzazioni dopo aver indotto le imprese ad iperindebitarsi. La tentazione di una nuova stagione di nazionalizzazioni – ha avvertito – è errata nei presupposti e assai rischiosa nelle conseguenze. Sottrae risorse preziose alle aziende per soli fini elettorali. Siamo contrari a sottoporre a sostegni pubblici la liquidità delle imprese alla condizione che poi lo stato possa decidere di convertirli in una presenza diretta o a nazionalizzarle. Mentre lo stato chiede per sé in Europa trasferimenti a fondo perduto a noi chiede di indebitarci per pagare le tasse allo stato stesso".







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