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Un'altra manovra restrittiva

La spending review è un altro colpo alla nuca dell'economia italiana.

Il caso più lampante è la ristrutturazione delle sedi giudiziarie. A sentire il ministro Severino, che in quanto a loquacità ha ora preso il posto della Fornero, i tagli sono operati per migliorare l'efficienza. Ha citato il caso del giudice di pace con pochi processi e ben cinque dipendenti amministrativi. Per carità può essere opportuno chiudere i piccoli Tribunali, le piccole Procure della Repubblica, le sedi distaccate anche se una vera informatizzazione potrebbe consentire al giudice di pace di fare le sedute a casa sua. Ma sono questi i veri problemi della giustizia penale e civile? Ma perché la giustizia italiana è al collasso?

Sono quasi 8.807.216 i processi da smaltire (5,5 solo nel civile), per definire un contenzioso civile servono in media 7 anni e 3 mesi. Per emettere una sentenza in una causa di fallimento non bastano 9 anni. Una giustizia lenta ed incerta scoraggia qualsiasi investitore estero che voglia entrare nel nostro Paese.
Poi c'è un problema di organico, specialmente nelle Corti di appello. Sono più di mille i ruoli da giudice scoperti. La loro carenza è spesso colmata dai Got (giudici onorari del tribunale), avvocati prestati alla magistratura in qualità di supplenti. Ora, se dividiamo gli 8,8 milioni di processi per gli ottomila giudici ne viene fuori un carico di lavoro di 1100 processi arretrati. Supponendo che si pensi di fare un piano decennale per lo smaltimento, otteniamo che ogni giudice dovrebbe smaltire 110 processi arretrati all'anno. E i nuovi chi li tratta?

Tenuto conto che la programmazione si fa su 250 gg lavorativi, è pensabile che bastino poco più di due giorni per svolgere le varie sedute di un processo. E le sentenze chi le scrive? Il cancelliere a penna d'oca? E degli avvocati che non hanno alcun interesse ad una sentenza rapida? E dell'arretrato delle sentenze e dei decreti da registrare nel casellario giudiziario? Ecco di questi problemi macro che cosa ne dice la spending review del ministro Severino? Ha ragione, quindi, il procuratore aggiunto di Palermo quando dice che questo è "un paese senza giustizia e senza verità".

E se qualcuno come il Presidente di Confindustria Squinzi si azzarda a dire, a parlare un linguaggio di verità, tutte le mosche cocchiere gli si scagliano contro perché ha osato disturbare il Grande Timoniere.
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