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Come nel 1936

La capitolazione francese allora, quella europea e giapponese oggi.

Tour de France 1936. Si affronta il Col du Tourmalet.Come dice Peter Bofinger, membro del Consiglio degli esperti economici del governo tedesco, l’austerità è fallita e si sta ritorcendo contro la Germania. Bofinger, si dirà, è keynesiano ed è l’unico, tra i consiglieri, a pensarla così. Gli altri preferiscono tacere. La paura serpeggia però anche tra i duri dell’establishment tedesco, se è vero che Weidmann non ha avuto niente da eccepire al taglio dei tassi da parte della Bce e che Draghi avrà via libera per un nuovo taglio in giugno, per l’introduzione di tassi negativi sui depositi delle banche presso la Bce e per un rilancio in grande stile degli Ltro.

Chi decide, alla fine, è sempre e solo la Merkel, che per fortuna è molto più pragmatica di come la si dipinge di solito. È lei che ha abbandonato l’anno scorso il tabù della monetizzazione del debito dei singoli stati, è lei che quest’anno ha rinviato a data da destinarsi il fiscal compact. È ancora lei che scriverà il testo di un’unione bancaria in cui la Germania metterà qualche soldo in cambio della libertà di fare quello che vuole a casa sua e in cambio di future pesanti decurtazioni, da decidere su base politica caso per caso, per le obbligazioni delle banche da ristrutturare. È sempre lei, infine, che accetterà una svalutazione dell’euro, in autunno e dopo il voto tedesco, se la situazione italiana si sarà fatta ancora più precaria.

(Nella foto: Tour de France 1936. Si affronta il Col du Tourmalet.)

Adesso è il Giappone che ha la precedenza. Abe va al voto in luglio e l’America vuole che abbia successo e consolidi il suo potere. Un Giappone forte, in funzione di contenimento della Cina, è di nuovo una priorità americana e Giappone forte, per strano che possa sembrare, vuole dire yen debole. Sistemato il Giappone, si penserà all’Europa.

La fine dell’austerità europea non è di per sè una sconfitta dell’ideologia tedesca. Dove l’austerità è stata applicata con un coraggio combinato con l’intelligenza (come in Inghilterra, ma anche in Irlanda o tra i Baltici) i danni sono stati contenuti e ci sono stati anche casi di successo. Dove poi la ricetta è fallita, come in Italia, la colpa è stata in parti uguali di chi l’ha proposta senza criterio (Berlino e Bruxelles) e di chi l’ha applicata nel modo peggiore (solo tasse, niente tagli e poche riforme). Se Keynes ha vinto fin qui, è più per gli errori degli avversari che per meriti propri.

Prima di ballare per le strade e festeggiare il ritorno alla spesa pubblica spensierata ricordiamo che la strada è ancora lunga e impervia per tutti. L’America riprecipitò nel 1937 nella crisi economica e nel bear market azionario per avere aumentato le tasse l’anno prima in misura non dissimile a quella adottata quest’anno con la manovra di gennaio (cui si sta aggiungendo il sequester). Certo, proprio nel ricordo del 1937 la Fed si manterrà estremamente espansiva, ma quello che succederà in un’Europa a disciplina allentata è ancora tutto da vedere.
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