L'altro ieri l'
ISTAT ha confermato quello che si vociferava in giro. Anche il
secondo trimestre 2014 è andato in
rosso:
-0,2.
Tutti hanno parlato di ricaduta nella recessione come se uno 0,1 positivo dell'ultimo trimestre 2013 fosse stato sufficiente a superare la recessione economica degli ultimi anni. Come noto si ha recessione tecnica quando il PIL cala per due trimestri consecutivi e la recessione economica quando il PIL si riduce di circa un punto a consuntivo rispetto all'anno precedente.
In realtà
per l'Italia non di recessione si tratta ma di depressione perché il PIL su base annua cala continuamente da quasi tre anni.
I dati storici acquisiti sono:
0,4 nel 2011;
-2,4 nel 2012;
-1,9 nel 2013; la svolta negativa è iniziata nel IV trimestre 2011; in termini cumulati abbiamo
perso quasi 4 punti di PIL in tre anni per una perdita media di 1,3 punti all'anno; e le previsioni per il 2014 non fanno sperare in alcun recupero sostanziale se lo stesso ministro dell'economia e delle finanze, seraficamente, rinvia la ripresa al 2015.
Questa è la situazione degli ultimi 3-4 anni ma essa è l'epilogo di una fase storica molto grave che dura da oltre un ventennio, di crescita e produttività molto basse, di un livello di accumulazione insufficiente, di politiche economiche e finanziarie per lo più pro-cicliche e di manovre di risanamento dei conti pubblici operate per lo più con il taglio degli investimenti pubblici e il mancato utilizzo dei fondi strutturali europei.