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Feeling blue?

Che cosa è andato storto, che cosa potrebbe raddrizzarsi

Che cosa è andato storto, che cosa potrebbe raddrizzarsi

Siamo nel mezzo del secondo semestre. Doveva essere, nei programmi, un periodo positivo per l’economia globale. Che cosa è andato storto?

I modelli econometrici non sono mai stati perfetti, ma non sono da accusare più di tanto. Non possono prevedere gli spiriti animali, ovvero l’umore di chi materialmente decide di investire e consumare oppure, al contrario, risparmiare. Non possono, soprattutto, anticipare i comportamenti politici che prendono spunto dalle previsioni e che vanno poi a retroagire sulla realtà.

Facciamo un esempio. In Europa, calcolando gli effetti delle politiche monetarie e fiscali, era prevista per quest’anno una graduale accelerazione. I tassi a zero e il modesto ammorbidimento di fatto della linea dell’austerità erano il presupposto necessario e, si pensava, sufficiente per allargare la forza dell’economia tedesca al resto dell’Eurozona.

Così è stato, al punto che tutti, anche gli scettici, si sono convinti che finalmente anche l’Europa avrebbe raggiunto la ripresa globale. Sulla base di queste previsioni che stavano diventando realtà, il governo tedesco si è sentito sufficientemente forte da sfidare la Russia sull’Ucraina. Alle sanzioni sono naturalmente seguite le controsanzioni, con danni reciproci evidenti.
Alla fine la Russia è entrata in recessione e la Germania ha perso ogni slancio propulsivo.

I modelli econometrici non potevano nemmeno prevedere i successi elettorali di Alternative fur Deutschland, il partito euroscettico che fa da spina nel fianco del governo tedesco. Merkel, Schauble e Weidmann hanno reagito indurendo la loro retorica sull’austerità. Questo fa sembrare Draghi isolato. Così in realtà non è, ma l’apparente divisione nell’Eurozona limita l’impatto psicologico delle numerose misure, di fatto molto simili a un QE classico, che la Bce ha iniziato a implementare.

(Nella foto: Yves Klein. Monochromes. Esposizione della Galerie Schirmer. Francoforte. 2004)
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