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Idee sparse su un mondo agitato

Idee sparse su un mondo agitato

Ebola. Si sta ancora allargando a macchia d’olio in Africa occidentale, ma l’impressione è che Ebola abbia rallentato la sua marcia. Per la prima volta dall’inizio dell’epidemia non si contano solo le nuove zone colpite ma anche le contee in cui il virus sembra essere tornato in clandestinità. Il problema è che molti fuggono dalle campagne, l’epicentro iniziale della crisi, e si spostano nelle disastrate periferie di Monrovia e Freetown, dove la velocità di contagio potrebbe essere anche maggiore. C’è preoccupazione per la possibile espansione verso Bamako, la capitale del Mali che dista pochi chilometri dalla Guinea, e verso la Costa d’Avorio, che confina con la Liberia. A Parigi ci sono molti ivoriani e maliani che hanno stretti contatti con il paese d’origine. Al momento però non ci sono casi e le difese sono state alzate in misura rilevante.

L’arrivo di Ebola in America e in Europa e le clamorose falle nella risposta delle autorità politiche e sanitarie hanno trasformato la correzione delle borse, dovuta inizialmente alla crisi europea, in un’ondata di panico a suo modo giustificata. Basta vedere gli effetti economici che l’epidemia sta producendo nei paesi colpiti per capirne la pericolosità che potrebbe avere anche per noi. La situazione è però tornata sotto controllo, la guardia è stata alzata e le borse sono tornate ai livelli prepanico.

Ucraina. Si vota domenica e i risultati previsti dovrebbero essere positivi. Si assisterà probabilmente a un rafforzamento della componente centrista e pragmatica guidata dal presidente Poroshenko a spese di quella radicale e ultranazionalista che ha espresso Yatsenyuk come primo ministro. Una riduzione della conflittualità sul campo è un presupposto per lo smantellamento delle sanzioni, che richiederà comunque ancora alcuni mesi.

Fino ad oggi le sanzioni hanno fatto più male alla Russia che all’Europa dal punto di vista economico, ma la capacità di tenuta dell’Europa rispetto alla stagnazione è molto più bassa di quella della Russia rispetto a una recessione anche pesante. Putin lo sa benissimo e potrebbe essere indotto ad alzare il tiro se dall’Ucraina non arriveranno concessioni.

(Nell'immagine: Georges Seurat. La Seine et la Grande Jatte. 1888)
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