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L'investitore (ir)razionale

Il limite tra razionalità e irrazionalità nella terra selvaggia dei mercati è labile e volubile ed è, purtroppo, distinguibile solo a posteriori

Oltretutto, se così fosse, l’economia giapponese dovrebbe essere in piena espansione, come il Nikkei che continua a salire ed è ai massimi degli ultimi anni. Invece, il Giappone sta scivolando nella quarta recessione dal 2008. Mentre i prezzi del mercato azionario sono apertamente sostenuti dal governo Abe. Anche gli stessi USA stanno registrando finora il ciclo economico più debole di sempre. L’Europa intanto arranca, tra la Germania forte e intransigente, come nel suo stile storico, gli altri paesi che cercano di arrangiarsi e un senso di diffusa, palese, impotenza e scarsa credibilità nei confronti delle cosiddette istituzioni europee (forse non per colpa esclusiva loro, sia detto). Può continuare tutto ciò? Certo, e lo farà fino a che ci sarà un “trigger event” che, come il personaggio di Buzzati nel “Crollo della Baliverna”, leverà magari inconsapevolmente un tassello chiave della costruzione.

Come si è già visto nel passato, la creazione di bolle finanziarie e l’inflazione dei prezzi degli asset non creano crescita e prosperità per tutti. Ma non ci si deve aspettare che i banchieri centrali lo ammettano; sono quello che si chiama in poker “committed” a questa politica, cioè ormai devono andare a vedere la mano fino in fondo. E così la corsa allo 0% è destinata a proseguire, con i banchieri centrali sempre più in concorrenza tra loro, nel più grande esperimento finanziario della storia (di cui, per inciso, ciascuno di noi fa parte, volente o nolente).

Il loro obiettivo è semplice ed è stato persino esplicitato: guidare il rendimento atteso su quasi tutte le classi di attività a 0% o anche a livelli negativi. Questo a sua volta consentirà ai governi di continuare a prendere in prestito oltre i loro mezzi e nello stesso tempo convincerà le masse che le cose vanno bene e che si dovrebbe spendere quel poco denaro che si è risparmiato perché i prezzi delle azioni salgono e non c’è nulla che renda.

In breve, si tratta di una politica del prendere in prestito dal futuro per soddisfare i capricci dell’oggi, ritardando le riforme strutturali necessarie per generare una crescita reale. Mario Draghi, di cui parleremo in un prossimo post, ha messo in guardia ripetutamente dal credere che da sola la politica monetaria possa rilanciare l’economia.

Questa, quindi, è una buona politica economica?
Certo che no, ma con gli indici dei grandi mercati che stanno finendo l’anno a nuovi massimi (e con i bonds governativi quasi tutti sui massimi storici) non ci si aspettano molte lamentele. Solo dopo che la fede in queste politiche inevitabilmente sbiadirà e solo dopo che i mercati inizieranno ad andare giù, inizierà anche il gioco della colpevolizzazione, ci si punterà il dito l’un contro l’altro e si sentirà la classica frase: “Come avete potuto lasciare che questo accadesse ancora?“.

Come si comporta l’investitore di fronte a uno scenario completamente nuovo come quello attuale?
Soprattutto: come modifica il proprio comportamento per cercare di adeguarsi a una realtà che, mentre la si vive, sembra perpetua e immodificabile (e quindi ci vede spesso attori entrati in scena in ritardo)? Come sa bene il terzo porcellino della fiaba di Walt Disney (9 minuti folgoranti che suggerisco di rivedere con occhio adulto, per coglierne le sfumature psicologiche e le allegorie artistiche), “quando il lupo arriverà, solo chi ha la casa costruita di solidi mattoni non sarà spazzato via e sbranato”, come nel 2000-2002 e nel 2007-2009. Le case di paglia e legno saranno spazzate via con un semplice soffio.
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