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Deludente il Rapporto 2015 dei cinque Presidenti

Il rapporto dei cinque Presidenti 2015 segue quello dei quattro Presidenti del 2012

Se dovesse passare una misura del genere non si capirebbe che cosa ci starebbero a fare i governi e i Parlamenti dei PM perché i conti pubblici, i salari, i tassi di interesse sarebbero tutti “affidati” ad AAI. Se queste ultime riuscissero ad applicare rigorosamente la politica dei redditi, ciò significherebbe che i PM ad alta produttività avrebbero salari alti e quelli a bassa produttività salari sempre più bassi. In assenza di goldenrule e/o di investimenti consistenti nel capitale fisico, in quello umano, nelle infrastrutture che possano spingere in alto la produttività delle regioni meno avanzate, la convergenza pure auspicata resterebbe una parola priva di senso – come è avvenuto fin qui.

E passiamo alla fase 2 (calendarizzata a partire dal 2017) appunto della convergenza che, a giudizio dei 5 Presidenti, dovrebbe contare solo e sempre sulle riforme strutturali e conti pubblici sani e sostenibili. È veramente sconcertante l'ottusità dei quattro presidenti tecnici di riproporre sempre e comunque la politica dell'austerità in essere ormai da 7 anni , che ha precipitato l'economia in due recessioni consecutive e che la tiene tuttora in una fase di ripresa in alcuni PM debole e nelle regioni periferiche di sostanziale stagnazione o di lieve ripresa senza aumento dell'occupazione. Tutti ragionano sul periodo medio-lungo e nessuno sembra preoccuparsi di quello che c'è da fare qui ed ora.

Non è prevista alcuna riforma dei Trattati, no golden rule anzi, la proposta di creare un'AAI per la valutazione della qualità dei bilanci dei PM, alias, della qualità delle loro politiche fiscali – sempre nella linea dell'espropriazione di tali competenze del Parlamento europeo e di quelli nazionali. Esattamente il contrario di quello che, a parole si auspica nel paragrafo rubricato “un ruolo fondamentale per il Parlamento europeo e quelli nazionali”.

Al riguardo non si tratta di prevedere altri o più frequenti “dialoghi” tra le Commissioni parlamentari, il Consiglio, la Commissione e l'Eurogruppo ma … si tratta di dare al Parlamento Europeo veri poteri di bilancio. Va bene anche il dialogo tra il Parlamento Europeo e i Parlamenti nazionali ma se si fanno interloquire due istituzioni deboli (senza poteri di veto) non se ne crea una forte perché le competenze sono e restano diverse.

È vero che in molti PM, i governi nazionali hanno un ruolo forte in materia di bilancio ma la maggioranza del Consiglio Europeo non vuole riprodurre tale ruolo al livello centrale europeo perché lo vuole tenere per sé. Al riguardo sorprende che il Presidente del Parlamento Europeo Schulz – precedentemente lasciato fuori – abbia potuto sottoscrivere un documento siffatto. È vero che ai fini della costruzione dell'Unione politica si menziona anche il rafforzamento del Parlamento Europeo, ma senza una coerente riforma dei Trattati, senza il ridimensionamento del ruolo del Consiglio dei Capi di Stato e di governo, difficilmente detto obiettivo potrà essere conseguito.

Tornando ai temi più strettamente economici il Rapporto chiede la istituzione a più lungo termine di una funzione di stabilizzazione di bilancio a livello europeo che alcuni primi commentatori hanno confuso con il ministero dell'economia e delle finanze europeo.

Per valutare correttamente la proposta bisogna ricordare che le funzioni di bilancio sono 3-4: quella allocativa, quella di stabilizzazione, quella redistributiva e quella dei trasferimenti. Solo con tali competenze e con l'attribuzione di adeguate risorse proprie, si può avere un vero e proprio governo dell'economia a livello centrale. Ma i 4 Presidenti tecnici, ossessionati dal problema della stabilità, parlano prevalentemente della funzione di stabilizzazione e finiscono con il trascurare la crescita del reddito e dell'occupazione. Nonostante le belle parole, l'UEM è nata e resta zoppa anche con le proposte di cui sopra.
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