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Telomerasi

Immortalità delle aragoste e durata dei cicli economici

È, in grande, lo stesso dibattito che c'è in piccolo quando si parla della mortalità dei cicli economici. Per alcuni non sta scritto da nessuna parte che un ciclo debba finire per cause endogene. Era l'idea, stracarica di hybris, che stava alla base del concetto di Grande Moderazione. Eravamo negli anni 2005-2006, quando si pensava, molto compiaciuti, di avere trovato il modo per crescere all'infinito a velocità costante e con bassa inflazione. Pochissimi, allora, avevano meditato sulla lezione di Hyman Minsky, che già alla fine degli anni Sessanta aveva notato che i lunghi periodi di crescita stabile creano la sensazione di vita eterna del ciclo e producono bolle azionarie, obbligazionarie e immobiliari che a un certo punto, scoppiando, ricadono sul ciclo e lo compromettono.

Lunga conservazione. Il Cryonics Institute di Clinton, MichiganDopo la crisi del 2008-2009 il dibattito sulla longevità ha preso una direzione diversa e si è tradotto in una sorta di patto col diavolo. Il ciclo avrà vita lunghissima, si è detto, a condizione che la crescita sia bassa. Uno stato di semi-ibernazione o di letargo, quindi. Il pericolo, in questo contesto, è stato individuato non in una possibile causa endogena (l'esaurimento dell'output gap e il conseguente avvio dell'inflazione), ma in cause esogene, come il riformarsi di bolle sugli asset finanziari da una parte o, dall'altra, nella possibilità di crisi del debito e di ondate di fallimenti in un mondo troppo a leva. A quest'ultimo problema si è cercato di rispondere con una politica di tassi reali negativi, in modo da trasferire progressivamente risorse dai creditori ai debitori. Al rischio di bolle, alimentato anche dai tassi negativi, si è cercato di rispondere con la moral suasion sui mercati, che fino a questo momento, almeno nell'azionario, ha funzionato.

Negli ultimi sei mesi il dibattito sulla longevità del ciclo ha cambiato di nuovo direzione. Il continuo ridursi della disoccupazione in America e il parallelo e conseguente manifestarsi dell'inflazione salariale hanno fatto pensare alla fine del patto col diavolo. All'improvviso il ciclo americano è apparso mortale per cause endogene tradizionali, esacerbate da una Fed intenzionata ad aumentare i tassi piuttosto aggressivamente. Al tempo stesso il resto del mondo è apparso invece scivolare verso una crisi deflazionistica classica (sovrapproduzione cinese, eccesso di offerta di materie prime, pericolosa debolezza del sistema bancario europeo, possibili ondate di fallimenti, prezzi in caduta). Metà del mondo avviata al surriscaldamento, dunque, e l'altra metà nella morsa dei ghiacci.
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