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Critica della ragion verde (2/2)

Gli aspetti pratici della questione ambientale


Nel suo complesso, il Green Deal è comunque importante perché aprirà la strada a interventi di politica fiscale espansiva a livello europeo. Nell'anima tedesca, l'ambiente è l'unica religione civile universale che può prevalere sul culto di stato fondato su concorrenza e pareggio di bilancio. Questi interventi, tuttavia, avranno un effetto macro espansivo più modesto di quello cui i numeri rotondi annunciati farebbero pensare. Molti fondi saranno prelevati da altre voci di bilancio e molte tasse d'uso, a partire dalla carbon tax, verranno introdotte ex novo o aumenteranno. Industrie e famiglie, d'altra parte, dovranno farsi carico di gran parte dei costi di ristrutturazione di impianti, materiali e case imposti dalle nuove normative ambientali. Come abbiamo visto in questi anni per l'auto e per l'energia tedesche, l'erosione dei margini dovuta a questi costi potrà essere rilevante.

Il vero grande cambiamento di cui gli investitori dovranno tenere conto sarà però su un altro livello, quello delle banche centrali. Nella proposta della loro stanza di compensazione, la Banca dei Regolamenti Internazionali (The Green Swan, scaricabile online), in nome dei cambiamenti climatici le banche centrali diventeranno dal 2021 (dopo le elezioni americane, non a caso) una sorta di agenzia globale che inizierà a influenzare, oltre alla politica monetaria, anche quella industriale.

Questa concentrazione di poteri muoverà molto di più dei soldi dei bilanci pubblici perché avrà a disposizione la possibilità di spostare la ricchezza privata verso certi settori e di soffocarne gradualmente altri provocando, come dice il documento, grandi dislocazioni di ricchezza. Estendendo al massimo i poteri macroprudenziali concessi loro dopo il 2008, le banche centrali imporranno alle imprese, in nome della stabilità finanziaria messa in pericolo dai cambiamenti climatici, di aggiustare i criteri di risk management e di distinguere a bilancio i green asset dai brown asset. In questo modo i 22 trilioni di brown asset fossili o inquinanti nel bilancio corporate globale (come ad esempio i diritti allo sfruttamento di riserve petrolifere) appariranno ad analisti e investitori in tutta la loro luce di beni rischiosi, perché destinati a non essere mai sfruttati o a esserlo con costi maggiorati da una forte imposizione fiscale. Lo stesso varrà, naturalmente, per l'esposizione delle banche e delle assicurazioni verso questi settori. Così del resto è morta in borsa l'industria del carbone (che sopravvive in termini operativi, ma non ha più valore di mercato) e così verranno gradualmente soppressi (o costretti a riconvertirsi) gli altri settori fossili, che verranno anche privati di finanziamenti bancari.

Da notare anche le implicazioni di politica monetaria e fiscale. Come finanziare i costi di eventi catastrofici legati ai cambiamenti climatici e le enormi spese di riconversione dell'apparato produttivo per l'uscita dal fossile? Sul primo punto si prospetta l'idea che le banche centrali si addossino il salvataggio di banche e assicurazioni coinvolte in disastri ambientali o si facciano comunque garanti delle loro passività. Sul secondo, la scelta tra tasse, creazione di nuova moneta e creazione di nuovo debito pubblico vede la Bri, un organismo tradizionalmente conservatore, orientata decisamente verso la creazione di nuovo debito.
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