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Tempesta perfetta

È cambiato il paradigma degli ultimi sei mesi?


È vero, i repubblicani del Senato americano hanno mostrato da agosto in qua una certa avversione nei confronti di una politica fiscale ancora più aggressiva. Trump, è stato fatto notare, in questi anni ha cambiato più i democratici che i repubblicani e ha avuto più problemi in casa propria che con la Pelosi nelle trattative sul pacchetto fiscale di due trilioni appena ritornato nel cassetto. La storia degli ultimi dieci anni dimostra però che i repubblicani sono dispostissimi a dimenticare il pareggio di bilancio se si tratta di stimolare l'economia tagliando le tasse. Un eventuale futuro Senato ancora repubblicano non avrà quindi problemi a proseguire sulla linea di compromesso bipartisan degli ultimi anni, con tagli di tasse uniti agli aumenti di spesa richiesti dai democratici dell'altra camera.

Anche la Germania, che in questi mesi aveva provato ogni tanto a rimettere in circolazione il tema del ritorno all'ordine fiscale e monetario, non andrà molto avanti su questa strada, perché la pressione del dollaro tendenzialmente debole costringerà l'Europa a seguire l'America sulla sua strada non ortodossa.

Già la settimana prossima potremo vedere un recupero delle borse quale che sia l'esito elettorale. Se le possibili contestazioni sull'esito del voto in alcuni stati o i lunghi ritardi negli scrutini creeranno ansia sui mercati, sarà un'occasione di acquisto. Comunque vadano le cose, il 20 gennaio a mezzogiorno l'America insedierà ufficialmente il suo presidente ed entro il mese successivo avrà varato il pacchetto fiscale straordinario da due trilioni. Per quell'epoca ci sarà sicuramente un vaccino in distribuzione iniziale in alcuni paesi e in alcune fasce della popolazione.

Chi vorrà cavalcare la volatilità dei prossimi tre mesi da ribassista in nome di Covid non avrà molto tempo a disposizione. Il paradigma degli ultimi sei mesi funziona ancora e a partire dalle prossime settimane vedremo svilupparsi delle varianti, a seconda di chi vincerà le elezioni, ma non una rottura del modello.
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