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Raffronti

Un mondo a tre velocità


L'Italia tornerà per ultima ai livelli di Pil del 2019 e lo farà, secondo Banca d'Italia, solo nel 2023. Si noti che il Pil del 2019 era lo stesso del 2011 che, calcolato pro capite, era poi lo stesso del 2001.

Se il Pil, con l'eccezione della Cina, sarà a fine anno sui livelli di due anni prima, perché le borse sono già oggi sopra i livelli di inizio 2020? Perché i tassi, si risponde, sono molto più bassi di allora. E perché i tassi sono più bassi? Per Covid, naturalmente. Ma le stime scontano un'uscita imminente da Covid, giusto? Corretto. Ma se saremo presto fuori da Covid i tassi risaliranno ai livelli pre-Covid e a quel punto non dovremmo rivedere anche le borse su quei livelli? Sbagliato.

L'asimmetria con cui dovremo fare i conti ha due ragioni. La prima è che, a parità di Pil, gli utili saranno più alti, soprattutto in America. L'ottimo andamento della tecnologia e la crescita della produttività e dell'efficienza che ogni recessione porta con sé saranno più forti, almeno per qualche tempo, dell'aumento della pressione fiscale sulle imprese da parte della nuova amministrazione. La seconda, ancora più rilevante, è che per un lungo periodo i tassi non accompagneranno al rialzo la ripresa del Pil.

Un tempo, quando le recessioni erano superficiali, le banche centrali iniziavano ad alzare i tassi appena iniziava la ripresa. Da un decennio all'altro, le recessioni sono diventate sempre più pesanti e le banche centrali hanno lasciato passare prima mesi e poi un numero crescente di anni prima di iniziare a normalizzare i tassi. Il processo di normalizzazione, dal canto suo, è stato a sua volta sempre più lento e lungo e, in pratica, non è mai stato completato.
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