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Caveat venditor

Perché il mercato azionario fatica a correggere


Se avremo dunque il 3 per cento nel 2022-23 i tassi a lunga saliranno al 2-2.5 per cento, ma la parte breve rimarrà inchiodata a zero. Se si supereranno questi livelli, magari nel 2024, per un certo periodo si farà controllo di curva, con la banca centrale che si impegna ad acquistare una quantità illimitata di titoli finché i rendimenti non tornano sui livelli bassi desiderati.

Poiché l'azionario e i crediti si misurano sui tassi e non sull'inflazione, è possibile e probabile che, in una condizione generale di economia globale in crescita e di margini stabili, le borse possano continuare a salire anche in presenza di tensioni inflazionistiche crescenti, nel nuovo contesto, anche in modo strutturale.

A quel punto entreremo in territori inesplorati, perché la crescente repressione finanziaria (ovvero i tassi mantenuti artificiosamente molto sotto l'inflazione) comincerà a creare volatilità crescente e preparerà il terreno, nella peggiore delle ipotesi, a crisi di fiducia.

Come si vede si tratta di un percorso ancora molto lungo. Nell'avvicinarci alla metà del decennio sarà prudente, a un certo punto, abbassare gradualmente la quota di azionario e alzare quella di strumenti antifragili come l'oro o, per gli istituzionali, il lungo di Vix. Magari andrà tutto bene ancora per altri anni, ma certamente occorrerà stare più attenti.

Tornando indietro a questo 2021 appena iniziato, vediamo allora che il rapporto tra rischi e opportunità è ancora molto favorevole. Senza mai esagerare in leva e aggressività e senza attendersi movimenti clamorosi, sarebbe però un peccato rimanere fuori dal mercato.
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