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Ritorno al "gold exchange standard"?

La corsa all'oro di Cina e Russia come ritorno al "gold exchange standard"

Il "gold exchange standard" era la formula con cui nell'immediato dopoguerra si legava la stampa della carta moneta ad una quantità definita di oro (36$ ogni oncia di oro, ora per ogni oncia sono necessari oltre 2.000$) per mantenere un rapporto stabile nelle negoziazioni monetarie tra differenti paesi. Il sistema diede una forte stabilità nei cambi fino al 1971 quando gli Stati Uniti, dovendo stampare carta moneta ma non avendo oro a sufficienza, dichiararono unilateralmente la fine del sistema basato sulla convertibilità in oro e lanciando il mondo in tempeste monetarie che nel nuovo secolo hanno raggiunto l'apice.

Separare la stampa della carta moneta da un sottostante finito ed in quantità scarse ha lasciato spazio aperto alla stampa infinita di carta moneta senza sottostante creando un sistema finanziario infinito e non controllabile.

A partire dal 1991 con il primo premio Nobel alla finanza si è aperta la strada ad una finanza non regolamentata fondata sul dollaro che ha scosso i mercati staccando la stessa finanza dai valori reali dei beni e servizi trattati. La finanza nelle mani di pochi è diventata un arma non convenzionale di guerra, come vediamo nella guerra di oggi tra Russia ed Ucraina, e le sanzioni finanziarie hanno un potere di mandare in default interi paesi se questi non hanno preparato prima una via di fuga.

Quello che si vede è una rincorsa delle banche centrali all'accumulo di riserve auree, in testa agli acquisti vi sono la Cina e la Russia che da diversi anni hanno cominciato a creare crescenti riserve di oro, dall'inizio della guerra la domanda di Oro per destinarlo a riserva è aumentato del 300% e l'oro viene acquistato anche a prezzi alti.
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