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Ritorno al "gold exchange standard"?

La corsa all'oro di Cina e Russia come ritorno al "gold exchange standard"


Le maggiori riserve d'oro ufficiali pongono gli Usa al primo posto con 8133 ton/oro, poi a seguire la Germania con 3359 ton/oro, il FMI con 2844 ton/oro ed infine l'Italia con 2451 ton/oro poi seguono altri paesi. Le riserve della Cina e della Russia hanno superato le 3000 ton/oro ed ufficiosamente sembrerebbero molte di più. Va ricordato anche che la Cina e la Russia sono i maggiori produttori di oro, la Cina con 450 ton/anno e la Russia con 295 ton/anno. Da notare che diversi paesi europei che hanno depositato il loro oro oltre oceano ed in GB ne hanno richiesto il ritorno, anche il nostro paese ha quasi la metà del suo oro presso la Fed di NY.

Sia la Cina che la Russia hanno avviato un processo di dedollarizzazione tramite istituzioni alternative allo swift e dichiarato l'intenzione di tornare a collegare la stampa di carta moneta all'oro, il ripristino del gold exchange standard. Da tempo la Russia si è liberata dei Treasury Bond Usa per evitare attività congelate all'estero ed abbattuto il debito pubblico e per questo si è intensificato, unitamente alla Cina, il processo di accumulo di oro per staccarsi dal sistema occidentale e creare un sistema finanziario alternativo a quello ora dominante ma sempre meno in prospettiva.

La reazione dei paesi occidentali per rispondere alla convertibilità in oro della moneta fiat dovrebbe pensare ad un piano di risposta che oggi sembra molto lontano, eppure le riserve di oro in Europa con i paesi membri superano le 10.000 ton/oro contro le 8133 ton/oro dichiarate negli Usa. Il congresso Usa ha richiesto più volte l'esatto ammontare dell'oro depositato a Forte Knox ma è rimasto senza risposta sollevando dubbi sulla sua reale consistenza.

Come abbiamo scritto su queste colonne vi è una guerra più complessa che si gioca a livello geopolitico sulla tenuta dei sistemi monetari in caso di ritorno al gold exchange standard.
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