Dal punto di vista politico, il dazio costituisce uno strumento di protezione di alcuni settori economici nazionali, quando questi non possono competere con la concorrenza estera. L'uso sistematico di questo strumento si chiama protezionismo. Nella maggior parte dei casi il dazio viene riscosso attraverso una dichiarazione doganale, pagata dall'importatore. Le entrate monetarie date dai dazi costituiscono per lo Stato un introito fiscale. In Italia il tema dei dazi e delle sanzioni è stato di particolare rilievo durante il ventennio fascista che, di fronte all'ostilità di altri paesi europei, avviò un percorso di autonomia produttiva e resta famosa la guerra del grano la cui produzione venne avviata con una sorta di autarchia per rendere il paese indipendente nel fabbisogno alimentare.
Sebbene preconizzata dall'ideologia dirigista fino dal 1925,
la guerra dei dazi prese concretamente avvio solo dal 1937. La caratteristica italiana fu la misura dell'intervento statale, che fu molto esteso ed evitò il collasso del sistema finanziario, portando gran parte dell'economia in mano allo Stato. Tra le misure prese, si innalzarono i dazi sui beni importati. Il protezionismo commerciale fu poi fortemente accentuato quando l'Italia venne soggetta a sanzioni internazionali a seguito dell'attacco all'Etiopia nel 1935 ed alla deposizione del Negus Hailé Selassié erede della dinastia salomonide che secondo la tradizione avrebbe origine dal re Salomone e dalla regina di Saba. Le sanzioni rimasero in vigore per otto mesi. Il successivo intervento nella guerra civile spagnola e l'alleanza con la Germania provocarono un ulteriore isolamento politico dell'Italia.
Concretamente, le politiche autarchiche furono sostenute da una serie di provvedimenti per rafforzare il controllo centralizzato degli scambi commerciali con l'estero: nel 1935 fu costituita la Sovraintendenza per gli scambi delle valute, un ufficio dipendente direttamente dal capo del Governo.
L'autarchia produsse un aumento dei costi e una diminuzione della produttività, a causa della qualità inferiore di prodotti sostitutivi nazionali rispetto a quelli precedentemente importati.
Alla fine della seconda guerra si avviò il libero scambio tra i paesi vincitori che creò la grande rinascita del primo dopoguerra,
negli anni novanta si istituì l'Organizzazione mondiale del commercio, abbreviato in
OMC (in inglese
World Trade Organization, WTO). Vi aderiscono 164 Paesi e altri 26 paesi stanno negoziando l'adesione all'Organizzazione, comprendendo così oltre il 97% del commercio mondiale di beni e servizi. L'OMC ha così assunto, nell'ambito della regolamentazione del commercio mondiale, il ruolo precedentemente detenuto dal GATT; ora con il piano di Trump saltano gli accordi mondiali in favore di un sistema regolatorio funzionale agli Usa al fine di ricomporre le sue attività manifatturiere che nel breve tempo è solo una fantasia di potere.
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